Il Palazzo Reale e gli otto re

BREVE STORIA DEL PALAZZO REALE E DELLE SUE OTTO STATUE

Oggi la chiamano piazza del Plebiscito, fino agli “albori” dell’ Unità d’Italia era nota come “Largo di Palazzo”, e prima ancora, fino al 1543, formava un grande e variegato slargo

Al viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, al quale Napoli tanto deve, venne l’idea di espropriare parte del terreno dei conventi di Santo Spirito e di San Luigi ivi presenti, per realizzare «una spianata» e una stradina innanzi la chiesa di Santo Loise (odierna piazza Trento e trieste), dando così l’avvio alla costruzione del palazzo Vicereale.

A quei tempi a governare Napoli erano i viceré poichè i re, spagnoli, risiedevano nella capitale del loro impero, e cioè a Madrid.

Nel 1600 circa, uno di questi, Filippo III d’Asburgo, dimostrò intenzione di far visita alla città più importante del suo impero, Napoli, e per dargli degna accoglienza, il viceré successore di Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga v , il viceré Fernando Ruiz de Castro, conte di Lemos, e la moglie, la viceregina Catalina de Zúñiga, decisero di costruire un palazzo Reale che ospitasse il loro ispanico sovrano con tutti gli onori.

La prima pietra venne posata nel 1600, ma sorte volle che Filippo III non ebbe mai l’occasione di far visita alla città partenopea per cui, il palazzo che avrebbe dovuto ospitare i reali di Spagna, divenne la residenza storica dei viceré per oltre centocinquanta anni.

Nel 1734 Napoli venne conquistata da Carlo di Borbone e divenne nuovamente capitale di un regno autonomo, per cui il nuovo re decise di utilizzare, come giusto fosse, il palazzo come sua residenza reale e di tutti i Borbone a venire.

Nel 1837, a seguito di un incendio al suo interno, si rese necessario un restauro dell’intero complesso e, per far spazio a nuovi progetti, venne abbattuto il palazzo Vicereale lasciando libero uno spiazzo che dopo secoli prenderà il nome di “piazza Trieste e Trento”.

Nel 1861, a seguito dell’Unità d’Italia il palazzo divenne residenza dei Savoia, tuttavia i reali lo abitarono solo saltuariamente, giusto il tempo di far nascere, al suo interno, nel 1869, Vittorio Emanuele III.

Nel corso della sua lunga storia, Palazzo Reale fu restaurato ed ampliato più volte per rendere piu sicura la struttura e, tra le tante modifiche, nel Settecento, vennero chiusi metà degli archi del portico esterno della facciata per rafforzare la struttura portante e nel 1888, nelle arcate chiuse, furono collocate le statue dei re di Napoli, otto statue rappresentanti, secondo il monarca del momento re Umberto I, i più illustri sovrani delle varie dinastie ascese al trono di Napoli.

I re di Napoli furono più di otto, ma solo questi ebbero l’onore della “nicchia” in piazza del Plebiscito.

Facciamo la loro conoscenza in una veloce carrellata cronologica:

La prima statua, da sinistra, è di Ruggero II di Sicilia, nato a Mileto il 1095 e morto a Palermo il 1154, conosciuto anche come “Ruggero il normanno”.

Dopo di lui ecco Federico di Hohenstaufen, meglio noto come Federico II di Svevia, nato a Jesi nel 1194 e morto nel 1250 in Puglia, colui che diede a Napoli la prima università laica in Italia.

Il terzo è un parigino, Carlo I d’Angiò, nato nel 1226  e morto a Foggia nel 1285.
Re di Sicilia dal 1266 fino alla sua cacciata dall’isola nel 1282 in seguito ai Vespri Siciliani.
Continuò a regnare sui territori peninsulari, dopo aver fatto decapitare il pretendente al trono Corradino di Svevia, con il titolo di re di Napoli, fino alla sua morte, avvenuta nel 1285.

Al francese subentrò uno spagnolo, Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo, divenne re Alfonso V di Aragona. Nacque a Medina del Campo nel 1394 e morì a Napoli, nel 1458.

La quinta statua rappresenta Carlo V d’Asburgo – Lorena, nato a Gand il 1500 e morto a Cuacos de Yuste nel1558.
Fu padrone di un “impero sul quale non tramontava mai il sole” che comprendeva, in Europa, i Paesi Bassi, la Spagna ed il sud Italia Aragonese, i territori Austriaci, la Germania ed il nord Italia Imperiale, nonchè le colonie castigliane e tedesche nelle Americhe.

La sesta statua è ancora di uno spagnolo, Carlo III di Spagna, Re di Napoli e Re di Sicilia senza numerazioni dal 1735 al 1759, e dal 1759 fino alla morte Re di Spagna con il nome di Carlo III.
Durante il suo regno, definito “l’ora più bella della storia di Napoli” la città diventò una delle più rinomate capitali europee.

Nei primi del XIX secolo fu la volta di un altro francese, Gioacchino Murat, nato a Labastide-Fortunière il 1767, e morto a Pizzo Calabro il 1815.
Nel 1808 Napoleone lo nominò re di Napoli dove fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto dello spettacolo e alcuni tentativi di porre riparo alla sua miseria, ma il suo regno durò meno di 10 anni

A Vittorio Emanuele II è infine dedicata la statua più grande ma anche più discussa. Di fatto il titolare del trono Savoia non fu mai re di Napoli, data l’annessione del regno al neonato Regno d’Italia.


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