Il libro “Cronaca del Carnevale di Napoli nei Secoli XVI, XVII e XVIII” di G. Miranda, pubblicato nel 1893, raccoglie ricerche e appunti sull’evoluzione del Carnevale a Napoli durante i secoli XVI, XVII e XVIII. È un opuscolo di 32 pagine, che offre una panoramica storica e culturale delle celebrazioni carnevalesche nella città partenopea, evidenziando tradizioni, usanze e trasformazioni sociali legate a questo evento.
Il Carnevale di que’ tempi a Napoli pare, dunque, non consistesse che in giostre, tornei ed altri giuochi cavallereschi.
Non era ancor divenuto troppo volgare.
Restava in una sfera piu nobile e più elevata; e le dame napoletane, dice il “del Tufo” aspettavano con ansia che il Carnevale tornasse per riguardar quei giuochi che in cento e mille luochi i Cavalier de la gran patria mia Fanno con tanta grazia e cortesia.
E molte dame egli celebra, qua e là, in tutto il libro; e su una quindicina di esse si ferma specialmente, descrivendo i giuochi carnevaleschi.Egli fa il galante, e per ogni dama trova un madrigale, e ad ognuna dedica una dozzina di que’ suoi orribili versi.
Donna Margarita d’Avalos d’Aragona, la duchessa Carraia di Bovino, Donna Giovanna Pignatella, Donna Violante di Sangro marchesa di Cerchiara, la Principessa di Bisignano della Rovere, la Duchessa di Nocera, Donna Lucrecia di Cardine principessa di Squillace, la Principessa d’Avellino, Donna Isabella Gesualdo contessa della Saponara, Donna Beatrice di Giovara contessa della Rocca, Donna Diana del Tufo contessa di Marcone, Donna Cornelia Carraia duchessa di Traietto, Donna Camilla d’Afflitto, sono state tutte ricordate e celebrate in versi assieme con Laura e Beatrice, due gentildonne, di cui il poeta tace i cognomi, e delle quali, descrivendo la bellezza, dice: Che dietro a mille milion d’amanti Cantati di lor cento Franceschi e Danti.
Tutte queste dame godevano e si divertivano ammirando l’eleganza e l’abilità dei cavalieri nelle giostre e nei tornei: giacché, come più chiaramente appare dal brano che trascrivo, il carnevale consisteva quasi tutto in quei nobili divertimenti, su per giù gli stessi, che, nel secolo seguente, rallegrarono Piazza Navona, e che l’illustre e compianto Ademollo ha descritti nel suo Carnevale di Roma.
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