Hitler e la “Colonna Spezzata”

E’ un tardo pomeriggio su via Caracciolo, molte persone vestite elegantemente sono in attesa di un evento straordinario. Siamo nel 5 maggio del 1938 e di li a pochi minuti ci sarà il passaggio del Fuhrer A. Hitler in visita a Napoli. Nella foto in evidenza la “Colonna Spezzata” su via Caracciolo ad altezza di piazza della Vittoria ed in fondo sulla destra Castel dell’Ovo.

   

La storia:

E’ un primo pomeriggio del 5 maggio del 1938 nell’immagine allegata, molte persone affollano il lungomare Caracciolo ad altezza di piazza Vittoria che si estende sulla sinistra.

Al centro dell’immagine attira l’attenzione la colonna spezzata che ancora oggi poggia su di una base che avrebbe dovuto accogliere, nel 1867, il busto dell’ammiraglio Caracciolo fortemente voluta da Benedetto Croce ma mai realizzato per mancanza di fondi comunali. 

Nel 1914, al posto dell’attesa statua, si decise di optare verso una soluzione definitiva e meno dispendiosa, ossia la collocazione di una colonna di cipollino di età antica del peso di circa duecento quintali (probabilmente di epoca romana) in memoria di tutti i caduti del mare durante la battaglia navale di Lissa

Rinvenuta nel XVII secolo nei pressi della Cattedrale di Napoli, aveva il ruolo di fungere da ulteriore sostegno per il campanile (rimasto incompiuto), e per il suo trasporto a piazza Vittoria furono impiegati circa sedici cavalli.

Le persone ferme e al passeggio sul lungomare, sembra che aspettino qualcosa o qualcuno, e per lo stile di abbigliamento maschile e femminile delle grandi occasioni in quel momento indossato, e notando il corteo di auto che movimenta per quei tempi notevolmente il traffico sulla strada, probabilmente sono in attesa qualcuno di una certa importanza. 

Infatti di li a poco sarebbe passato il corteo e la scorta in accompagnamento al Fuhrer Adolf Hitler nella visita alla città, fra ali di folla festeggiante e col braccio alzato nel tipico saluto nazista, per tutto il tragitto del percorso fino al Porto e poi anche oltre.

 Un aneddoto racconta che un bambino, notando il Fuhrer allungare il braccio tenendo la mano tesa, avesse commentato la posizione ad alta voce dicendo che probabilmente stava vedendo se piovesse. 

L’accoglienza dello statista tedesco era quella tipica di un grande Capo di Stato, e per di più indispensabile alleato in un futuro e inarrestabile conflitto mondiale indispensabile per la conquista di un impero coloniale italiano.

Gli edifici del lungomare furono addobbati con simboli nazifascisti, centinaia di svastiche sventolavano numerose sui pennoni piu alti, fasci littori e lupe capitoline adornavano i balconi degli storici ed eleganti fabbricati, mentre decine di cannoni sparavano a salve per scandire il cammino del lungo corteo. 

Assordante il rullo dei tamburi suonati da bambini in uniforme, tragicamente trasformati dal regime fascista in piccoli soldati, soldati e carabinieri di scorta che sguainavano le sciabole al passaggi della berlina nera sulla quale sedevano il capo del nazismo e Vittorio Emanuele II, «re d’Italia ed imperatore». 

Il corteo attraversò tutta la città e si concluse al porto, dove il Fuhrer ed il sovrano salirono su una lancia per incontrare, a bordo di una nave ammiraglia, Benito Mussolini e su cui assisteranno ad una esercitazione di 200 unità, dalle corazzate agli agili Mas (Motoscafi Anti Sommergibili, invenzione puramente italiana). 

In un film “LUCE” che ritraeva per sempre quei momenti, il giornalista commentava : «La perfetta riuscita di ogni movimento significa che le navi dei marinai d’Italia si trovano in perfetta efficienza per affrontare qualsiasi eventualità di conflitto». 

Tempo un paio di anni e non pochi, tra quei napoletani che plaudevano con entusiasmo al capo del nazismo, sarebbero poi morti in guerra o sotto i bombardamenti, quanto alla perfetta efficienza militare alla quale faceva riferimento il servizio dell’Istituto Luce, si sarebbe presto rivelata una fallimentare macchina bellica. 

Infine la sera, per nulla stanco e sempre in alta uniforme, il Fuhrer concluse la sua giornata napoletana al san carlo dove non ancora sazio di marce trionfali e inni, assistette alla rappresentazione dell’Aida di Verdi che fu scelta per soddisfare la parte più sensibile di un animo di un uomo che stava portando l’Europa ad una immane tragedia.