Un fiume alla Marinella, il Carmignano

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La spiaggia non più esistente della Marinella ad altezza di piazza Mercato. A sinistra è visibile il vecchio Borgo Loreto anche esso non più esistente, area oggi parzialmente occupata dall’ospedale “Loreto mare”.

Quando guardiamo una immagine relativa alla zona del Carmine, per renderci conto della sua posizione facciamo riferimento visivo al campanile della Madonna del Carmine la cui sagoma è riconoscibile a lunga distanza.

Nel caso della foto di copertina, pure essendo probabilmente a soli 100 metri dal campanile, chi ha eseguito la fotografia ha pensato bene di mirare l’obiettivo dal lato opposto e, invece del celebre Monastero, ha preferito inquadrare il Vesuvio, magari perchè fumante e quindi maggiormente interessante e di maggiore attrazione.

Nella immagine, sulla sinistra, è parzialmente visibile Borgo Loreto, zona anticamente quasi disabitata ma ricca di mulini, così chiamata per il nome dalla chiesa di Santa Maria del Loreto che fu eretta nel 1565 tra la Porta del Carmine adiacente al monastero e non più esistente e l’omonimo castello anche esso purtroppo demolito per problemi di viabilità.

Via Marinella

Gli abitanti del borgo erano inizialmente militari, cavalieri e nobili di basso rango che probabilmente vi risiedevano poichè legati alla presenza del Castello del Carmine che militarizzava la zona.

Dal XIV secolo furono maggiormente degli artigiani ad abitare l’area, infatti nel tempo l’attività lavorativa più diffusa divenne l’arte della ceramica per cui il quartiere fu conosciuto anche come il “Borgo dei vasai napoletani”.

Una prima trasformazione il Borgo la subì nel XIX secolo quando si diede inizio al Risanamento di Napoli, ma la completa sua distruzione avvenne con i bombardamenti della seconda guerra mondiale in quanto essendo a ridosso del porto preso di mira dai bombardieri alleati, rasero al suolo l’intero quartiere compresa la chiesa di Santa Maria di Loreto e l’omonimo ospedale (poi ricostruito), mentre fu parzialmente distrutta la chiesa di Santa Maria di Portosalvo.

 

Lavandaie alla Marinella. Le acque erano quelle del Carmignano che scorreva dove oggi vi è Corso Garibaldi e Corso A. Lucci (come si riconosce su antiche carte di Napoli

Del vecchio Borgo ora sono rimaste solo due strade, piazzetta Orticello a Loreto antistante l’ospedale e la vecchia strada di Borgo Loreto divenuta via Vespucci.

L’anno dell’immagine su descritta è post unificazione d’Italia, infatti su un piccolo capannone del molo in legno sembra sventolare una bandiera tricolore unitaria con al centro un emblema che potrebbe essere quello di casa Savoia.

Protagonisti principali sulla spiaggia del mare della Marinella che non esiste ormai più da oltre un secolo e mezzo, è un gruppo di lavandaie, con lenzuola stese sulla spiaggia, intende al lavaggio dei panni nelle acque del Carmignano ad altezza dell’incrocio tra corso Garibaldi e via Nuova Marina.

 

Il porto della Marinella

Durante l’anno 1616 nell’area del borgo Loreto vi erano tre grandi mulini che esigevano un notevole fabbisogno d’acqua, e per questo fabbisogno, il patrizio napoletano Cesare Carmignano fece progettare una condotta che portasse in città le acque del fiume Faenza formato da vari ruscelli e sorgenti sgorganti dal Taburno e dai monti vicini nei pressi di Sant’Agata dei Goti.

Le acque del Faenza, assieme ad altre, furono convogliate nel canale Carmignano e fu stabilito che l’acquedotto attraversasse Maddaloni e le località Gaudello, Acerra, Casalnuovo e Capodichino, in poco meno di due anni l’opera fu ultimata e nel 1629 l’acqua, che fu chiamata “di Carmignano”, arrivò a Napoli.

 

Achille Vianelli – Napoli, Marinella con il Castello del Carmine.

Qualche decade dopo, nel 1700, Carlo III dirottò le sorgenti per alimentare la cascata della Reggia di Caserta con un conseguente impoverimento delle acque del Carmignano arrecando ai mulini un grave danno.

Per ovviare a ciò re Ferdinando, figlio di Carlo III che gli succedette, stabilì che esse, una volta giunte alla reggia, dopo il loro utilizzo dovevano, con un apposito acquedotto, essere riportate a Maddaloni e qui reimmesse nell’alveo del Carmignano.

 

Veduta di Napoli col suo porto dalla Marinella, con il Castello del Carmine

Una volta in città, le sorgenti avrebbero attivato i mulini di Porta Capuana, di Porta Nolana e quello detto della “Faenza” alla Porta del Carmine, presso il mare, e nello stesso momento avrebbe rifornito d’acqua la città e molte fontane della stessa.

Quando l’eruzione del Vesuvio del 16 e 17 dicembre 1631 ne distrusse un tronco nel territorio di Nola, esso venne prontamente ricostruito, cercando di farne passare il percorso il più lontano possibile dal vulcano preferendo il territorio di Acerra.

 

“Napoli – Veduta della Strada Marinella”

Il Carmignano nei suoi tratti iniziali esiste ancora ma purtroppo trascurato e malridotto, infatti attualmente il suo alveo presenta un forte grado d’inquinamento dovuto a varie cause quali la mancata pulizia, la rottura delle sponde talvolta inesistenti, lo scarico dei residui della lavorazione dei pomodori da parte di aziende, lo scarico fognario del comune di Cervino.

Oggi il suo corso rischia di scomparire dopo la località Gaudello, a causa anche dell’occupazione abusiva e selvaggia dei contadini, mentre probabilmente il suo attraversamento della città per arrivare nel mare della Marinella, è completamente tombato e quindi invisibile.

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