Le leggende di Sant’Eligio


Nel corso quattrocento, addossato alla chiesa di sant’Eligio, fu eretto un arco che collegava il campanile con un edificio adiacente la struttura.

Si tratta di un arco a due piani: il secondo decorato con stemmi aragonesi, si dice, ospitasse una stanzetta in cui i condannati a morte trascorrevano le ultime ore prima di essere giustiziati, il nostro curioso orologio, invece, è posizionato sul primo piano di stile gotico.

Su una delle due facce dell’arco l’antichissimo orologio è caratterizzato dall’avere una sola lancetta, sull’altro lato dell’arco, invece, è nella cornice di un più tradizionale orologio a due lancette che si celano oscure storie.

La prima ha una lunga tradizione e riguarda una leggenda del cinquecento tramandata da Benedetto Croce.

Si racconta che le due teste scolpite nella sua cornice altri non siano che Antonello Caracciolo ed una sua giovane vassalla.

Il terribile duca, invaghito della giovane, non riuscendo a conquistarla, fece con una scusa incarcerare il padre, ricattandola e chiedendo la sua mano in cambio della vita del padre.

La famiglia, non potendo accettare tale angheria piuttosto che cedere alla violenza, si rivolse direttamente al re Ferdinando d’Aragona che condannò il duca a sposare la giovane Irene fornendole di sua tasca una ricca dote e quindi lo fece decapitare.

La seconda storia che ruota attorno all’unica lancetta dello strano orologio è decisamente più recente e va ricercata nella tremenda esplosione della nave Caterina Costa esplosa nel porto di Napoli poco prima della sua partenza il 28 marzo 1943.

L’esplosione avvenuta alle 15:00 lasciò traccia della sua forza in tutti dintorni del porto fin nel cuore dell’orologio, che si fermò per una lamiera che lo raggiunse fermandone gli ingranaggi.

Per anni, fino al 1993 quando fu restaurato, l’orologio segnò quel terribile orario come memoria per tutti i napoletani che di lì si trovavano a passare




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