Una piccola ma grande invenzione

Fino a metà xix secolo e per diversi decenni Napoli si vantava di essere la capitale di un Regno, uno dei primi in europa per ricchezza e per cultura.

Ancora prima e per molti secoli, fu il fiore all’occhiello di un impero, quello spagnolo, che aveva in Napoli la sua colonia intellettualmente più prospera.

Di sicuro questi requisiti non gli erano stati affibbiati a caso ed immeritatamente.

L’inventiva e la fantasia dei napoletani è nota a livello mondiale e qui sono nate tante invenzioni, anche quelle che potevano sembrare più banali ma che in seguito si sono rivelate interessantissime.

Ci fu un periodo in cui la maggior parte delle invenzioni erano “made in Naples” e dalla città si espandevano in tutto il mondo per poi essere migliorate e prodotte in larga scala.

Chi se non un napoletano poteva creare una invenzione che migliorasse il mangiar comodo e con gusto e quando si tratta di stare comodi a tavola…non si hanno rivali.

Parliamo della invenzione di un arnese semplicissimo ma che solo nel primo ‘800 trovò il modo di affermarsi come attrezzo utile, la “forchetta”

La sua origine, probabilmente serba o bizantina, risale al 2400 – 1900 a.C., in seguito romani e greci fecero normale uso a tavola di forchette a due o tre punte.

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente e la conseguente invasione barbarica, il suo uso scomparve quasi completamente per essere reintrodotte in seguito dai veneziani.

Le prime forme di forchetta furono degli spiedi a due punte chiamati lingula o ligula, utili per infilzare i datteri, e solo nel 1770, sotto il regno di Ferdinando di Borbone, si adotta un modello più corto a quattro rebbi (quello usato tuttora), invenzione ad opera del ciambellano di corte Gennaro Spadaccini a cui il re chiese un metodo per poter mangiare gli spaghetti in modo comodo e igienico.

Nei vicoli di Napoli e di altre città dell’Italia meridionale, ancora sino alla fine del XIX secolo, gli spaghetti venivano mangiati con le mani, nonostante la forchetta si fosse già ampiamente diffusa da secoli, ma ciò era in parte dovuto all’abitudine perpetratasi fin dal basso Medioevo, di consumare le paste e soprattutto gli spaghetti senza posate, anche perché le comuni forchette allora in uso avevano solo tre punte e inoltre erano piuttosto appuntite che le rendeva poco pratiche all’uso.

Tutto ciò aveva anche un risvolto politico, rendendo di fatto improponibile la presentazione nei pranzi ufficiali di quella che già all’epoca era considerata una specialità che, nell’ex Regno delle Due Sicilie, era più adatta al popolo che all’aristocrazia, la pasta.

Fu quindi per volontà di Ferdinando II di Borbone e grazie all’ingegno del ciambellano di corte, Gennaro Spadaccini, che si risolse il problema.

Lo Spadaccini introdusse un quarto rebbio e ridusse le dimensioni dei forchettoni allora in uso, risolvendo in tal modo il problema dei maccheroni a corte, che si diffusero anche sulle tavole della nobiltà.

Era nata la forchetta moderna a quattro rebbi con la quale il ciambellano poté presentarsi al sovrano per sottomettergli il nuovo modello di forchetta per gli spaghetti, annunciandolo così:  “Vostra Maestà, ‘a furchetta!” e il sovrano, dopo averla provata ne fu molto soddisfatto e subito la adottò per mangiare finalmente gli adorati spaghetti senza più inconvenienti di sorta.

Ed ecco quindi che a pieno titolo possiamo dire oggi che la forchetta che tutti oggi usiamo sulle nostre tavole è decisamente nata a Napoli!

Ciononostante l’abitudine di mangiare la pasta con le mani perdurò ancora per parecchi decenni

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