Storia delle edicole sacre a Napoli – L’Edicola di san Gennaro

Le edicole sacre di Napoli sono centinaia e costituiscono delle pregevoli forme di arte ed architettura religiosa nate come simbolo di devozione sia privata che popolare.

Esse furono considerate a lungo solo un fenomeno religioso secondario ed è nella zona di Montesanto  che si registra un’alta concentrazione di questo tipo di strutture, nonostante tutto non si ha alcuna risposta in merito alle origine di questi elementi architettonici.

La loro realizzazione è un fenomeno che trae le sue origini in epoca greca, essi infatti avevano abitudine di costruire per gli Dei altari oggetti di cura e di devozione, ed è  molto probabile che nell’antica Neapolis con la gran diffusione del Cristianesimo la pratica di costruire altari e spazi sacri andò sempre più cimentandosi con la sola differenza che le divinità pagane, ora, venivano lentamente sostituite da importanti temi o figure cristiane.

La chiesa di S. Caterina a Formiello a porta Capuana. Sulla sinistra in basso è visibile l’edicola di san Gennaro

Durante il periodo di regno di Carlo III di Borbone, si incoraggiò la diffusione delle edicole votive, oltre che per utilizzarle come fenomenale mezzo di evangelizzazione anche per creare la prima “rete” di illuminazione stradale.

Infatti, consentendo l’aumento delle edicole votive soprattutto nei bui vicoli della Città, si incrementò anche l’illuminazione grazie ai tanti ceri e lumini che il popolo accendeva davanti alle immagini sacre che in queste edicole venivano poste.

Ad ogni angolo di vicolo e lungo il suo percorso, dalle prime ore della sera si accendevano pertanto decine di piccole fiammelle che illuminavano, in qualche modo, le stesse stradine napoletane.

Porta Capuana nel 1920 con la cappella sul suo piazzale d’ingresso.

Un altro aspetto non secondario di devozione popolare è quello delle edicole contenenti quelle particolari statuine raffiguranti uomini e donne nudi avvolti in parte dalle fiamme, queste sono le “anime pezzentelle” ovvero le anime dei defunti che bruciano nelle fiamme del Purgatorio e che chiedono ai passanti di pregare per loro al fine di garantirsi l’accesso al Paradiso.

Le figure di queste particolari edicole sono persone veramente esistite e i loro parenti hanno voluto far effigiare dagli artigiani presepiali soprattutto di Via San Gregorio Armeno per consentire a tutti i passanti di pregare per loro.

Anche se in altre numerose città italiane è esistito questo fenomeno (a Palermo, a Roma, a Genova, ecc.), queste mostrano rilevanti differenze dalle edicole storiche napoletane.

Le prime, ad esempio, sono caratterizzate per lo più da cornici ovali sporgenti, da ricche decorazioni, plasticamente sagomate e situate solitamente agli angoli dei palazzi, inoltre, da un punto di vista sociale, vengono costruite grazie ad eventi miracolosi (immagini che sanguinano, ritrovate, piangenti, ecc.).

Quelle napoletane, invece, mostrano caratteri architettonici del tutto particolari (rettangolari a nicchia, a tempio ed altre forme), inoltre, soprattutto alcune di grandi dimensioni, sono delle vere e proprie piccole cappelle, piccoli edifici di culto (come nel caso dell’edicola sacra dedicata alla Madonna del Rosario, in via Trinità Maggiore).

Altra differenza è che le edicole napoletane non furono erette per via di prodigi, almeno non così frequentemente come ad esempio accadeva a Roma, e se nella città eterna venivano spesso registrati episodi di ritrovamenti miracolosi di immagini sacre a cui poi venivano dedicate delle edicole, a Napoli, questo fattore era quasi del tutto inesistente o poco rilevante.

Nella città partenopea infatti qualunque cittadino, ordine, associazione (religiosa e non) poteva innalzare un’edicola votiva, senza dare giustificazioni a chicchessia, né sottoponendosi al giudizio o all’esame del clero locale, e tra i motivi che accomunano la costruzione di molte edicole sacre, vi sono senza dubbio quelli inerenti a grazie ricevute (con relative testimonianze epigrafiche, come del tipo: “Mi svegliai e il male era sparito”) e quelli riguardanti suppliche.

Le edicole napoletane sono per la maggior parte caratterizzate da immagini, salvo qualche eccezione come appunto l’edicola scultorea di San Gennaro posta in piazza Enrico De Nicola, in posizione pressoché centrale tra il CastelCapuano, la chiesa di Santa Caterina a Formiello e porta Capuana.

L’edicola che riporta il busto di san Gennaro, fu voluta e pagata dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro come ringraziamento per la protezione accordata dal santo alla città in occasione di varie calamità.

L’opera fu progettata da Ferdinando Sanfelice mentre l’esecuzione delle sculture fu affidata nel 1706 a Lorenzo Vaccaro che però riuscì a realizzare soltanto i due angioletti sul timpano, prima di essere assassinato l’anno seguente.

I lavori furono quindi completati dal figlio, Domenico Antonio Vaccaro che nel 1708 portò a termine il monumento scolpendo il busto di san Gennaro, dall’aspetto bonario, diverso da quello aristocratico che di solito gli si attribuiva.

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