La strage di Pietrarsa

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Incontro con i ferrovieri nelle officine di Pietrarsa 1947

Le Officine di Pietrarsa erano il maggiore stabilimento siderurgico del Regno delle Due Sicilie e costituite al fine di supportare la costruzione della rete ferroviaria nazionale, che aveva avuto il suo punto di inizio nella costruzione della Ferrovia Napoli-Portici, primo tratto rotabile in Italia.

 L’espansione della fabbrica continuò fino ad occupare nel giugno 1860, 1125 persone che la rendevano la maggiore fabbrica metalmeccanica italiana.

 In conseguenza dell’unificazione italiana, iniziò un processo di riordino delle attività industriali a controllo statale e nel 1861 venne istituita una Commissione delle ferriera la cui minuziosa indagine analizzava lo stato di tutte le attività industriali attinenti site sul Territorio del Regno e che dipinse negativamente l’attività e la redditività dell’opificio consigliandone addirittura la vendita o la demolizione e, conseguentemente, fu effettuata una scelta di razionalizzazione del settore siderurgico e produttivo in favore dell’industria settentrionale.

 Il 10 gennaio 1863 lo stabilimento di Pietrarsa con quanto conteneva fu concesso in affitto, per 30 anni alla somma di 45.000 lire dell’epoca e ciò portò alla riduzione progressiva dei posti di lavoro.

 In conseguenza ad una serie successiva di scioperi da parte degli operai, venne promesso loro il reintegro del personale licenziato, ma al prezzo di dimezzare lo stipendio a tutti i lavoratori.

 I 458 operai restanti non ricevendo in tempo lo stipendio entrarono nuovamente in sciopero con maggior decisione con il conseguente invio di un contingente di bersaglieri al comando di Nicola Amore, poi divenuto sindaco di Napoli.

 Gli operai aprirono i cancelli per parlamentare, ma i militari caricarono non fermandosi neanche alla fuga dei lavoratori.

 Il risultato della carica fu di 4 morti e 17 feriti mentre nella sua relazione al Prefetto, Nicola Amore parlò poi di fatali e irresistibili circostanze.

Nell’immediatezza della strage, la Società Operaia Napoletana promosse una commissione d’indagine capitanata dall’onorevole Enrico Pessina per accertare i fatti e deliberare degli aiuti economici alle famiglie degli operai uccisi.

Nei primi anni 2000 studiosi locali hanno riportato alla luce i fatti del 1863, e ciò ha avuto influenza sulla toponomastica della zona.

 Il comune di San Giorgio a Cremano ha ridenominato “Via Martiri di Pietrarsa – in memoria degli operai caduti sotto il fuoco sabaudo in difesa del lavoro” la precedente via Ferrovia mentre il 1 maggio 2017, il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio ha ridenominato “Piazza Martiri di Pietrarsa” una delle sue piazze.

Nel 2021 il Comune di San Giorgio a Cremano ha inaugurato una lapide in memoria degli operai vittime dell’eccidio.

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