Inizialmente vi era solo spiaggia, molto vasta, dove i pescatori di Chiaia ormeggiavano le loro imbarcazioni, ed era da sfondo a tutte quelle lavorazioni di cui abbisognava il loro mestiere, così come testimoniano centinaia di dipinti d’epoca creati dai migliori maestri d’arte che, con le loro opere, immortalavano le attività marinaresche sia dei pescatori che delle loro donne, e i giochi dei loro figli.
Ma gli inizi del 1700 videro stravolgere quest’angolo di paradiso, quello che in seguito, anche grazie alla mano dell’uomo, sarebbe diventato il “panorama piu bello del mondo”.
“Quest’angolo gioioso non può essere lasciato in balìa della natura“, così dovette pensare uno dei tanti viceré spagnoli succedutisi al reame napoletano, e questi, un giorno, decise di rendere più agevole ed elegante il percorso che portava dal palazzo vicereale in largo san Luigi (Piazza del Plebiscito) fino alla Crypta neapolitana nei pressi di Mergellina, quella galleria che formava l’unico passaggio agevole, a quei tempi, per arrivare a Fuorigrotta.
Non si sarebbe piu percorso, per arrivare a Piedigrotta, la spiaggia di Chiaia, ma un viale lastricato ornato da un doppio filare di alberi e abbellito da 13 fontane e sedili in pietra.
Questo luogo già così gentile, neanche un secolo dopo, venne convertito in un vero e proprio passeggio reale con un giardino urbano impreziosito da un boschetto, in pratica un passeggio alberato rettilineo affiancato, in seguito, da un parco cittadino con sentieri e aiuole, come esigeva il romanticismo di allora.
Nel 1834 il “passeggio” venne prolungato fino a quella che ora è piazza della Repubblica mentre dal 1866, con la caduta del regime borbonico e la perdita del grado di “passeggio reale” il cui uso era inibito al popolino, il suo ingresso fu permesso a tutti senza alcuna limitazione sociale.
Nel frattempo, nel 1840, nella città di Stettino, oggi rientrante nei confini polacchi, da una famiglia di buona borghesia, nacque Anton Dohrn, e la sua vita entrò a far parte della storia di Napoli, un destino che donò alla città un primato unico al mondo.
Dohrn studiò zoologia e medicina in varie università tedesche e, durante la sua carriera universitaria, trascorse lunghi periodi di ricerca sulle rive dei mari europei, a Helgoland, ad Amburgo, a Millport in Scozia e a Messina e da questa sua esperienza prese corpo il progetto di una rete di stazioni di ricerca biologica dove gli scienziati avrebbero potuto raccogliere materiale e realizzare osservazioni ed esperimenti prima di spostarsi alla stazione successiva.
Il primo laboratorio marino fu fondato nel 1843 a Ostenda, in Francia il primo laboratorio sulle rive del mare nacque durante gli anni ’50 a Concarneau, un altro laboratorio francese fu fondato a Wimereux, a Roscoff nel 1873, e un altro ancora nel 1881 a Banyuls-sur-mer sulle coste del Mediterraneo, ma tutti erano comunque strutture collegate a istituti di ricerca o università, non indipendenti e non idonei ad ospitare differenti ricercatori mentre i loro progetti erano fine alla sola didattica.
Dohrn cominciò a sognare di poter dare la possibilitá, ai biologi marini, di arrivare al mare e trovare un tavolo di lavoro già pronto, con un laboratorio, servizi, prodotti chimici, riviste, libri e informazioni di dove e quando certe specie potevano essere trovate, insieme ad ulteriori informazioni sulle condizioni locali del mare, dei fondali e delle coste.
Egli decise che Napoli sarebbe stato il posto ideale per la sua Stazione grazie alla grande ricchezza biologica del mar Mediterraneo e all’importanza internazionale di una città di grande risonanza europea.
A supporto della stazione zoologica, ideò il modo di procurarsi degli introiti che gli avrebbero permesso di portare avanti in maniera economicamente autonoma il suo lavoro e quindi inserì nel suo progetto la realizzazione di un acquario pubblico che sarebbe divenuto, nel suo genere, primo al mondo e, in una città con 500.000 abitanti ed un notevole afflusso turistico, avrebbe assicurato alla struttura un sicuro e perpetuo guadagno economico.
Per realizzare tutto questo dovette convincere il comune di Napoli a cedergli gratuitamente un pezzo di terreno nel passeggio Reale (ormai villa comunale), dietro promessa di costruirvi la Stazione Zoologica a sue spese.
I lavori cominciarono nel 1872 e dopo solo un anno i settori principali erano già terminati, l’acquario invece, fu aperto il 1874 e costituisce ora il più antico acquario del XIX secolo ancora in attività ed il solo esclusivamente dedicato alla fauna e flora del Mediterraneo.
L’intera Stazione Zoologica fu inaugurata il 1875 e per garantire ulteriormente la sua indipendenza economica e la libertà della ricerca senza vincoli politici, Dohrn introdusse una serie di misure innovative per finanziare il suo progetto, come l’affitto di spazi di lavoro e di ricerca ad università, governi, istituzioni scientifiche, fondazioni private, anche persone singole, che avrebbero potuto finanziare il soggiorno a Napoli per un anno, di uno scienziato che avrebbe avuto a disposizione un laboratorio con lo studio di animali, l’uso di una ricchissima biblioteca tematica, e l’aiuto tecnico di tutta la struttura, e comunque sarebbero rimasti liberi di perseguire i propri progetti e le proprie idee.
La struttura divenne unica al mondo per la bellezza e la perfezione tecnica delle sue collezioni di animali marini conservati e che venivano poi venduti a musei, università, scuole e privati.
Le collezioni bibliografiche donate negli anni alla stazione da accademie e scienziati come Darwin, divennero un’aiuto insostituibile per la ricerca bibliografica e molti scienziati giungevano a Napoli con il solo scopo di avere accesso alla biblioteca ancora oggi senza eguali in Europa.
Non solo migliaia di libri, ma a disposizione degli studiosi vi erano anche strumentazioni futuristiche che aziende come la Zeiss mettevano a disposizione nei laboratori marini per testare e migliorare gli strumenti.
La stazione zoologica napoletana fu la prima struttura non borbonica a rappresentare ben presto una delle più autorevoli Istituzioni scientifiche mondiale affiancando l’Orto Botanico di via Foria e l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, ambedue di provenienza borbonica.
La biblioteca nell’edificio dell’acquario conta ancora oggi oltre 90.000 volumi disposti su 3.000 metri lineari di scaffali, ed è caratterizzata da una preziosa collezione di primi testi scientifici e di loro ristampe.
Fino al 1955 era sistemata nella grande sala al primo piano, oggi adibita a biblioteca storica e a sala lettura, splendidamente affrescata nel 1873 con decorazioni di vita dei pescatori napoletani, con immagini di grande potenza, popolate di figure virili e nudi maschili maestosi e sensuali, nonostante la semplicità delle attività in cui sono intenti.
Le nostre pubblicazioni:
- “50 incisioni di costumi del 1816 di alcuni paesi del Regno di Napoli”
- “Breve storia del brigantaggio”
- “Dizionario domestico italo/napoletano”
- “Fatti e misfatti di plebe e nobilta’ nei Carnevali Napoletani”
- “Grammatica Napoletana di fine ‘800”
- “Guida alle antichità e alle curiosità della città di Napoli e delle vicinanze del 1817”
- “Itinerari turistici”
- “Leggende napoletane (M. Serao)”
- “Misteri del chiostro napoletano”
- “Napoli in età augustea”
- “Racconti napoletani”
- “Storia della città di Napoli”
- “Storia della città di Napoli”
- Gli ultimi anni del Regno delle due Sicilie
- Guida turistica alla città di Napoli del 1908
- Le battaglie dei popoli meridionali
- Le interviste…
- Napoli ieri e oggi
- Napoli nei dipinti
- Sull’Oceano – Il viaggio di emigranti italiani di inizio secolo XXI verso l’America