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La tecnica del disegno presente in questo post prende il nome di “Gouache” o “Guazzo”, le cui origini risalgono al quattordicesimo secolo e, seppur avuta una grande diffusione, non ne fu mai realizzato un movimento artistico, una scuola o comunque qualcosa di realmente strutturato.
Moltissimi nel Settecento, i paesaggisti che usarono la gouache per le proprie vedute, come i napoletani Salvatore Fergola, Xavier Della Gatta, Pietro Fabris o il siciliano artisticamente napoletanizzato Alessandro d’Anna.
Ma questa tecnica venne utilizzata anche da pittori francesi, inglesi e fiamminghi, da Camillo de Vito a Pierre Jacques Volaire, da Gustavo Scoppa al tedesco Filippo Hackert.
Alcune dei più interessanti disegni sono le famose gouaches napolitaines, ovvero dalle tante vedute di e da Napoli, al tempo terza metropoli europea, il Vesuvio in eruzione, le piazze napoletane, i monumenti, i ritrovamenti di Pompei e di Ercolano, i tanti paesaggi e vedute del porto.
Purtroppo non ci è dato conoscere il nome dell’artista che ha dipinto la gouache allegata risalente a circa il 1880, essa ha come soggetto principale il mare e la spiaggia del Carmine, forse all’altezza dove è adesso l’incrocio con il corso Garibaldi antistante le due torri superstiti della “Brava” e della “Spinelli”.
Sulla destra si nota uno scorcio del castello del Carmine di cui facevano parte le torri e che venne demolito a fine 1800, sul promontorio ancora isolato dalle costruzioni del Vomero fanno mostra di se la Certosa di San Martino in avanti di colore chiaro e alle sue spalle, di una tinta più scura, il castel sant’Elmo, mentre sulla sinistra, ai piedi del promontorio di Pizzofalcone, si estende sul mare Castel dell’Ovo