Via Santa Teresa degli Scalzi

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Via santa Teresa degli Scalzi vista in direzione di via Pessina al Museo. Un suggestivo scorcio in un periodo che va  tra il 1850 e il 1855 pochi  anni prima della fine del regno delle due Sicilie. Pavimentata a basoli e percorsa solo da carri agricoli provenienti e in direzione di Capodimonte, sembra un attimo di vita di un primo pomeriggio quando il sole comincia ad abbassarsi e le tende molto lunghe disposte agli ingressi delle attività commerciali cercano un po di ombra. Credo sia una delle prime foto nella capitale borbonica.

La strada relativamente nuova rispetto al resto della città, deve il suo nome alla presenza della seicentesca chiesa di Santa Teresa degli Scalzi consacrata al culto nel 1612 e voluta dai Carmelitani Scalzi  grazie alle offerte raccolte da Pietro della Madre di Dio, predicatore carmelitano spagnolo.

L’area interessata era anticamente un casale fuori dal nucleo urbano chiamato Casciello, con un viottolo assai ripido e impervio dove fino al Settecento dominavano terreni con molti spazi verdi, di proprietà di alcuni conventi che avevano la loro sede proprio in questa regione.

Siamo nel 1910, via Santa Teresa nel suo inizio nella parte inferiore, a sinistra incomincia via Salvator Rosa mentre a destra, non visto, c’è il museo Archeologico. Molto più affollato il marciapiede all’ombra rispetto a quello esposto al sole, mostra che siamo in un primissimo pomeriggio d’estate, nel gran movimento anche un tram che proviene da Capodimonte con direzione probabilmente il capolinea di piazza Dante e nella bassa costruzione che si nota sulla sinistra sembra esserci un “sale e tabacchi”, da non crederci a distanza di 110 anni esiste ancora.

Relativamente nuova perchè essa  nasce agli inizi del XIX secolo durante il decennio francese prima sotto Giuseppe Bonaparte poi sotto Gioacchino Murat che portarono alla realizzazione di un’arteria stradale il cui scopo era congiungere il centro con la allora periferica zona di Capodimonte che era tra l’altro sede del palazzo divenuto con i francesi residenza reale.

Infatti un grave problema della realizzazione della reggia di Capodimonte era la difficoltà a raggiungerla, una sola via portava ad essa fortemente ripida tanto e vero che per trainare le carrozze reali ai cavalli si alternavano coppie di buoi, e attraversava completamente la sanità.

Via Santa Teresa nell’incrocio con via Salvator Rosa in questa immagine di inizio secolo XX molto ben visibile. Immagine sempre molto movimentata principalmente da carri agricoli che mostrano il gran traffico contadino dalla periferie verso la città per vendere i loro prodotti ai mercati urbani.

Durante il regno del decennio francese il re Giuseppe Bonaparte, che decise di alloggiare nella reggia di Capodimonte, avviò una serie di espropri e lavori nei dintorni del palazzo reale.

I lavori cominciarono il 1807 ed inizialmente furono avviati due progetti,  la costruzione di una nuova piazza corrispondente all’attuale tondo di Capodimonte e la costruzione di un ponte che scavalcava il vallone della Sanità.

Lo scalone di Capodimonte che collega il tondo con la parte alta di Capodimonte nei pressi del bosco. In età fascista le scale furono dedicate alla principessa Iolanda Margherita di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III, e furono posti, sui due grossi pilastri, due canopi egizi in marmo che presentano due ghirlande, su quella sinistra c’è la dicitura dei giardini, sulla destra gli stemmi del Comune e di Casa Savoia.

Per la loro realizzazione, oltre a “mutilare” il chiostro di Santa Maria della Sanità per l’innalzamento del ponte, fu ridimensionato anche il sanfeliciano palazzo di Majo che possedeva un cortile di forma poligonale, furono isolati al di sopra del livello stradale alcuni palazzi che si ergevano a sinistra dell’imbrecciatella (il nome popolare dell’attuale discesa della Sanità), tra i quali il conservatorio di Santa Maria della Purità degli Orefici e il palazzo Zezza, situato in salita San Raffaele 3 e che oggi fa semplicemente capolino da sopra la nuova cortina edilizia.

Progetto di strada alle spalle del Museo Nazionale di Napoli (1927) – Questo progetto sciagurato che per fortuna non fu mai realizzato per la strenua opposizione del soprintendente Amedeo Maiuri, prevedeva una strada ad alto traffico che da piazza Cavour altezza giardinetti passava per piazzetta Gagliardi e poi dietro al Museo Archeologico (annullando i suoi cortili settentrionali) per collegarsi poi a via Salvator Rosa che pure doveva essere in qualche modo allargata. Maiuri si oppone strenuamente a questo progetto progettato che l’edificio del Museo non poteva e non doveva diventare uno spartitraffico per autovetture che gli giravano tutto intorno. Infine non solo egli la spuntò, ma ottenne persino una zona di rispetto vincolata tutto intorno al vecchio Palazzo degli Studi. Il disegno mostra appunto l’ area del cortile settentrionale del Museo Archeologico (cd. Vanella) attraversato da questa strada, con fondo in piazza Cavour, mentre a sinistra si intravede l’istituto Colosimo per non vedenti (situato nel convento di Santa Teresa degli Scalzi); nel riquadro in basso la pianina con la strada fra il Museo e l’Istituto Colosimo, che si collega a via Salvator Rosa.

Nello stesso modo si fece cura di realizzare anche una cortina di edifici residenziali affinché la nuova strada avesse un dignitoso aspetto urbano, come il progetto complessivo prevedeva sin dall’inizio.

Molti di questi interventi riguardarono la parte alta della strada che partendo dal vallone della Sanità termina idealmente all’incrocio con le vie Stella e Materdei mentre per il tratto inferiore, cioè quello che scende giù per la ripida collina, porteranno al di sopra del livello stradale palazzo Albertini di Cimitile e le chiese di Santa Teresa e di Sant’Agostino.

Via Santa Teresa nella parte più bassa vista verso via Pessina e a sinistra il Museo Archeologico. Questa volta la foto è fatta di prima mattina e al centro dell’immagine si nota via Salvatori Tommasi in proseguimento da via san Giuseppe dei Nudi

La strada fu inaugurata pur senza essere completata nel 1810 e prese interamente il nome di corso Napoleone ma dopo il ritorno dei Borbone  il nome fu diviso in due parti, via Santa Teresa e via nuova Capodimonte.

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