Sembra un semplice quadro d’epoca che ritrae un fermo immagine di poco meno di tre secoli fa, ma mai immaginereste quanta storia è racchiusa in questa semplice tela.
Se anche oggi la stessa area è definita “via Egiziaca a Forcella”, ci sarà pure un motivo.
Perché la denominazione “a Forcella”? Per distinguerla da un altra “egiziaca”, quella a “Pizzofalcone”, divisione dovuta alla scissione tra le suore devote a santa Maria.
Infatti il nome della strada deriva dalla presenza della chiesa di Santa Maria Egiziaca situata a ridosso dell’omonimo quartiere.
Questa ebbe origini da una piccola chiesetta del Trecento in seguito ampliata per ospitare le prostitute pentite, e dedicata a Santa Maria Egiziaca perché la Santa aveva vissuto a lungo da eremita in Egitto dopo una vita fatta di elemosina e prostituzione.
In seguito dal monastero si distaccò un piccolo gruppo di monache agostiniane che fondò quello di “Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone” (inizialmente chiamato “delle Riformate”), e sembra che la separazione fosse dovuta a contrasti sulla eccessiva ricchezza delle agostiniane di Forcella, che avevano iniziato a ospitare anche donne della borghesia partenopea, accompagnate dalle loro doti.
Quando però a inizio Ottocento furono soppressi gli ordini, incluso quello delle agostiniane, le monache fecero ritorno a Forcella.
Ma non solo monasteri sulla nostra piccola strada, nelle sue poche decine di metri essa ospita anche, da poco più di un secolo e ubicato alle spalle dell’artista, l’ospedale Ascalesi che occupa oggi parte dei monasteri di santa Maria, ma le opere che danno piu risalto alla strada anche se più volte abbandonate a se stesse, sono le fontane ritratte al centro del primo dipinto.
La piu grande è quella della Scapigliata, eretta tra il 1539 e il 1541 per volontà del viceré Don Pedro de Toledo, e in origine denominata della Scompigliata, per il particolare getto d’acqua che fuoriusciva e andava ad infrangersi su pietra a forma di scoglio posta al centro della vasca ellittica.
La vasca della Scapigliata
La più piccola, denominata “Il Capone”, di forma circolare ed addossato ad una parete, era caratterizzata da tre mascheroni dalle quali usciva l’acqua, purtroppo oggi è sopravvissuto solo quello più grande in marmo bianco mentre gli altri due in bronzo sono andati perduti.