Dalla “Riviera di Chiaia” a “largo di Palazzo” attraversando Pizzofalcone

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Fino a metà secolo XIX chi dalla riviera di Chiaia voleva recarsi nella città di Napoli attraversando il promontorio di Pizzofalcone, aveva come alternativa due strade.

Un primo percorso era dall’interno, cioè dalla parte alta del lungomare dove attraversando quella che in seguito sarà via Chiaia,  si giungeva nei pressi del palazzo Reale ma, per percorrere tranquillamente questo tratto, si sarebbe dovuto aspettare il XIX secolo poiché fino ad allora tutta l’area godeva di una pessima fama, non abbastanza frequentata e quindi altamente insicura.

 

Il Ponte di Chiaia a via Chiaia, il 4 di maggio (giorno di traslochi).

Le cose sarebbero cambiate quando diventò necessaria l’espansione della città verso ovest abbattendo allo scopo anche la porta di Chiaia e con l’arrivo in zona della parte Nobile e ricca della popolazione con la realizzazione di aristocratici ed eleganti fabbricati.

 

Via Chiaia

Il secondo percorso da poter scegliere per raggiungere il centro città dalla riviera, era quello costiero dove qualcosa di simile alla odierna via Chiatamone divideva il promontorio di Pizzofalcone dal mare.

 

Via Chiatamone con giardino della Casina Reale (prima della realizzazione di via Partenope)

Il nome “Chiatamone”  deriva dal greco “Platamòn”, cioè “rupe scavata da grotte” e in effetti, situata tra la rupe del Monte Echia e il mare, risulta essere conseguenza dell’azione delle onde che poco alla volta avrebbero scavato nella roccia insenature simili a grotte.

Si racconta anche che dalle sue pareti veniva estratto il tufo necessario per le costruzioni di allora e probabilmente proprio da quella zona fu sottratto il materiale che sarebbe stato utilizzato per la costruzione del millenario Ponte della Maddalena a San Giovanni a Teduccio.

Prima sede di riti mitriaci legati alla divinità Mitra, poi dei Cenobiti, monaci cristiani le cui prime comunità risalgono al IV secolo, queste grotte modellate dal mare furono oggetto di scandalo per le attività orgiastiche che si praticavano al loro interno, ed è per tale ragione che in seguito il Viceré Pedro de Toledo dovette ostruirle.

Via Chiatamone poco prima dei lavori della colmata

Una strada vera e propria vagamente simile a quella che conosciamo adesso, cominciò ad essere realizzata in epoca aragonese, ma questa più volte venne distrutta dalle mareggiate e più volte ricostruita.

Fino al 1565  il suo aspetto era quello di una semplice strada sterrata, selvaggia, in cui gli affari legati alla promiscuità della popolazione erano facilmente attuabili.

Una vera svolta si ebbe dopo il 1565 quando in seguito all’espansione della città l’area fu attraversata dalla nuova cinta muraria che la trasformò in una via da passeggio, ampia e piacevole, creando un signorile luogo di svago.

Tuttavia la zona conservò ancora per un pò di tempo la sua identità selvaggia e la promiscuità tra popolane, aristocratici, militari e viaggiatori continuando a destare scandalo per chiunque vi passasse.

Via Chiatamone. Casina Reale

 Finalmente tra il 1700 e il  1800 si riuscì a dare alla strada un elegante contesto ospitando, tra gli altri, il casino del principe Francavilla, il famoso Albergo delle Crocelle e il Casino Reale e godendo di uno straordinario panorama che non solo attirò turisti da ogni angolo del mondo, ma divenne meta di artisti pittori e in seguito fotografi che amavano immortalare con la loro arte ciò che il mondo intero ci invidiava.

Ma alla fine del XIX secolo, nell’ambito dei lavori di Risanamento che interessarono tutta la città, si assistette ad una colmata a mare che fece arretrare la collina di Pizzofalcone rispetto alla linea di costa.

 

Via Partenope nel 1929

Via Chiatamone, che prima si presentava spaziosa e panoramica, con i lavori della colmata perse la funzione di costa, venne allontanata dal mare e le venne oscurato anche il panorama che aveva sempre avuto, con la realizzazione di un nuovo quartiere cittadino composto da enormi fabbricati e una nuova strada, via Partenope.

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