Neapolis, unica civiltà del mondo occidentale

LA  PICCOLA GRANDE “NEAPOLIS”

Orientarsi nell’antica città della Neapolis greca, per chi conosce il centro storico di oggi, non dovrebbe essere difficile se si ha un minimo di riferimento storico poiché la struttura cittadina, cioè il complesso delle strade principali chiamati decumani tra cui quella centrale di via Tribunali, e i numerosi cardini ossia i vicoletti di oggi, non è cambiata molto e probabilmente anche alcuni spazi sono rimasti simili.

Purtroppo però qualcosa ci creerebbe problemi, l’idioma, la lingua, infatti noi tutti sappiamo che le sue origini sono greche e tale era ancora la lingua principale di allora. Ma grazie alla babele di razze che ha attraversato la città in millenni, il napoletano si e costruito da se un linguaggio universale comprensibile a tutti, quello delle mani, quindi siamo pronti ugualmente al viaggio a ritroso.

Neapolis, cioè la nuova Napoli, nasce e si sviluppa su quel promontorio che, in leggera salita, comincia dalla parte interna del corso Umberto lungo cui vi è la murazione sud occidentale, e va terminando verso la parte piu alta, Caponapoli, lungo via Foria che a sua volta era un lungo e profondo fossato su cui si affacciavano le mura nord orientali della città.

Ora appostiamoci sul corso Umberto altezza piazza 4 palazzi, e immaginiamo di viaggiare indietro nel tempo, almeno di 2000 anni.

Tranquilli, non ci troveremo in una zona selvaggia come potrebbe capitare in una qualsiasi altra città italica, ma saremo ai piedi di una enorme murazione costruita a difesa di una delle città piu civili dell’epoca.

Sotto i nostri piedi non ce piu corso umberto ma una spiaggia solcata da alvei di formazione naturale, immediatamente esterna al circuito della fortificazione.

Dalla rocca di Pizzofalcone fino alla foce del Sebeto, un po dopo l’odierno corso Garibaldi, la zona è già frequentata dalla metà del VI secolo a.C. con occupazioni a carattere sacro ma, agli inizi del IV secolo a.C., ha inizio una straordinaria vicenda insediativa che culmina con la realizzazione in età augustea del Santuario dei Giochi Isolimpici.

In pratica, fuori dalla cinta muraria, in prossimità di piazza 4 palazzi, era stata concepita, in secoli di storia, una grande cittadella sportiva con la costruzione di porticati colonnati che fungevano da passaggi coperti, templi sacri su piattaforme rialzate che racchiudevano edifici ancora piu antichi, piu statue e busti di imperatori, divinità, fontane monumentali.

Grandi spazi aperti che fungevano da pista rettilinea per l’atletica, che coinciderebbe con parte dell’attuale corso Umberto.

Un secondo corridoio colonnato composto da una parete di fondo rivestita da una serie di lastre di marmo che portavano impressi lunghi elenchi di nomi, le liste dei vincitori degli Italikà Rhomaia Sebastà Isolympia.

E ancora, a rendere la zona costiera sempre piu rappresentativa, vi era uno stadio e probabilmente un ippodromo
che fanno ipotizzare uno sviluppo della cittadella isolimpica in una vasta area nei pressi di porta Nolana, con il gymnasium a Piazza Nicola Amore e l’ippodromo
verso Piazza Mercato.

La denominazione di Isolimpici deriva dal fatto che essi fossero equiparati a quelli che si svolgevano a Olimpia (Grecia), sia per la tipologia delle gare, che per la periodicità. Come quelli greci, infatti, essi si svolgevano con cadenza pentaterica, vale a dire quinquennale, e comprendevano sia specialità atletiche, che ippiche.

Le specialità atletiche comprendevano lo stadio (200 m.), il diaulo (400 m.), il dolico (da 1,5 a 5 chilometri), l’oplitodromia o corsa armata, l’apobates, il pentathlon (corsa, salto in lungo, giavellotto, disco, lotta), la lotta, il pugilato e il pancrazio. Si svolgevano anche alcune gare ginniche speciali, come lo stadio riservato alle figlie dei buleuti; e diaulo e tagmaesso per i fanciulli.

Le gare a cavallo comprendevano le corse con puledro o cavallo da sella, e quelle con carro a due o quattro puledri o cavalli. La particolarità dei giochi napoletani rispetto a quelli di Olimpia era quella di prevedere, oltre alle gare atletiche ed equestri, anche gare di recitazione e di canto.

Napoli ebbe, unica città dell’Occidente, il privilegio di celebrare i giochi italici in onore di Augusto. E quel privilegio non era dovuto tanto a personale predilezione dell’imperatore o a ragioni di opportunità politica, quanto piuttosto alla sua intatta grecità: che nel generale decadimento dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, di istituzioni, di culti e di riti e di costumi, poteva essere considerata, nella prima età dell’Impero, la metropoli dell’ellenismo d’occidente.

 

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