Porta Nolana e…le sue sorelle

Prefazione

Erano 10, quelle principali, ma solo 4 sono arrivate a noi e, senza dubbio, quelle esistenti le conosciamo tutte, sono gli antichi ingressi della nostra città, quando questa era circondata da possenti mura, alzate in periodi differenti e da sovrani differenti e, per entrarvi, bisognava prima…bussare.

Insieme alla murazione che le collegava, formavano delle difese invalicabili, supportate da impedimenti naturali rappresentati da ripide colline, profondi valloni e pericolose paludi e, allo stato attuale, ad ogni porta è rimasta una caratteristica differente.


Le sorelle

Fortunatamente è arrivata fino a noi, dal 1625, l’aristocratica “port’Alba”, che ora fa bella mostra di se in tutta la sua eleganza, quasi altezzosa, nella zona piu sapiente di Napoli, nel crocevia tra piazza Dante, il Conservatorio e piazza Bellini, elevata ormai a ruolo di “Salotto letterario” della città.

Voluta fortemente dal popolo che, in mancanza di un varco, praticava, nelle mura, un foro per il loro passaggio e, per questo, denominata per molto tempo “porta Pertuso”.

Già presente dagli anni 900, considerata la piu antica esistente, ha dimora in piazza Cavour (ex largo delle Pigne), la piccola porta san Gennaro, piccola perché, purtroppo, nel tempo, ha perso le sue torri, e fa quasi tenerezza, stretta com’è tra palazzoni piu alti di lei, e nessuno crederebbe, guardandola, che sia stata l’unica in tutta la città, secoli fà, ad indicare la strada per il nord, e anche l’unica a far accedere alle catacombe di san Gennaro e, sempre attraverso di essa, passarono grosse quantità di tufo con le quali vennero costruiti gran parte dei palazzi del centro storico di Napoli.

Più ad est, un altra porta, ancora oggi, possiamo ammirare, la piu grande, la più spettacolare, la piu potente, che desta ancora timore a guardarla, porta Capuana, da dove si accedeva per andare a est, verso l’antica grande città di Capua.

Costruita nel 1484 da Ferrante d’Aragona, sotto di essa sono passati sia Carlo VIII di Francia che Carlo di Borbone, ma non solo loro, leggete cosa si scriveva di lei già 150 anni fá:

«Qui è oggi come ieri, come sempre … sempre lo stesso inferno, le stesse botteghe, di mercanzie, di commerci, di traffici, di gente diversa. Una babele di lingue. Chi vuol conoscere la plebe napoletana veramente in tutte le sue abitudini fra le sue virtù e i suoi vizi… venga alla Porta Capuana, in qualunque ora delle 24 ore del giorno, e se ne ammaestrerà…Porta Capuana è il teatro universale, è la Cosmopoli del nostro popolo.. Qui non vi è né notte né giorno»

Porta Nolana

Lasciata alle spalle la “porta dominante”, seguiamo l’ipotetico tragitto delle mura che da porta Capuana si avviavano verso il Carmine, oltrepassiamo piazza Garibaldi e, dopo circa 100 metri, viene lei, la protagonista di questo racconto, molto caratteristica, tanta storia da raccontare , fornita di due torri stupende, la “Fede” e la “Speranza” , ma…quasi invisibile, immersa com’è nella vita del popolo, da un lato confusa dal microcommercio ambulante e dal secolare mercatino prevalentemente ittico denominato “arete e mmura” o “ngopp e mur”, e dall’altro lato seminascosta da un altro mercatino rionale che ne occupa tutta l’area antistante.

Infine, riadattata a civile abitazione con tanto di finestre e terrazzino, e paniere, che scende lungo la parete esterna, nella più alta tradizione napoletana, questa è “porta Nolana”.

Un po di storia

Nolana perché la strada che da lei partiva, dirigeva verso la città di Nola, ma prima di essa, un’altro ingresso menava ad est, molto piu arretrato rispetto all’odierno, a guardia di una città molto più antica, la Neapolis greco-romana.

Era detta “porta Herculanensis”, o “porta Furcillensis” come fu chiamata in seguito, situata alla fine di via Egiziaca a Forcella, nelle vicinanze dell’ospedale Annunziata, in pratica circa 100 metri arretrata alla posizione attuale, ad altezza del corso Umberto.

Fonti storiche ipotizzano che il famoso “Cippo a Forcella” in piazza Calenda, non sia altro che i resti di una antica porta, probabilmente quella che anticipò, nei tempi, prima la “furcillensis” e poi la Nolana, tutte e tre a distanza di 100 metri circa l’una dall’altra, indubbiamente a seguito dei successivi avanzamenti della città.

Il suo contesto

Tornando alla nostra cara “Porta Nolana”, essa si affaccia, garbatamente e quasi sommessamente, sulla omonima piazza, dal XV secolo, quando a governare erano gli aragonesi, dai quali prende il nome la murazione ad essa collegata, che si sviluppava parallelamente al corso Garibaldi (ex strada dei fossi, anche essa antico vallone difensivo) a ridosso di via Sopramuro.

Ma la porta non è sola, anticamente da porta Capuana alla porta del Carmine, vi erano 22 torri a sua difesa, ma oggi, a distanza di circa 50 metri l’una dall’altra, ve ne sono rimaste, ancora e fortunatamente, solo due, a ricordare il suo antico potere, anche loro con mezzo millennio di vita, parzialmente integre grazie alla loro solidità difensiva, non certo per la manutenzione, completamente assente.

La torre “Aragona” era compresa nel tratto di muratura che proveniva da piazza Garibaldi; oggi fortemente danneggiata e oscurata dal fumo di diversi fuochi accesi nelle sue adiacenze, parzialmente inglobata nelle fondazioni di un albergo.

La seconda è la “Fedelissima”, una volta parte della muratura che da porta Nolana proseguiva verso la porta del Carmine e quindi verso il castello omonimo.

Le sue condizioni sono migliori della “sorella Aragona”, ma ugualmente tenuta in modo improprio, la sua copertura e la sua merlatura perimetrale, sono usati come terrazzino con giardino pensile condominiale, oltre ad essere ridotta ad elemento coreografico per un mercatino ittico.

La struttura

Cosa direbbe oggi, re Ferrante, la cui figura è immortalata in un bassorilievo marmoreo sul portale che lo raffigura a cavallo e a cui si aggiungono gli stemmi regali aragonesi ed angioini, la rappresentazione della città di Gerusalemme, i gigli e degli scudi sannitici.

I sentimenti di onore e gloria, una volta fonti di ispirazione davanti ad un possente monumento storico, oggi molto ridimensionati per la squallida coreografia di un “quadro” ricco di storia ma povero di attenzione.

Sulla sua sommità, cosi come su tutte le porte esistenti, vi era un affresco di Mattia Preti con protagonista san Gennaro, in compagnia di san Francesco e santa Rosalia, mentre riceve l’apparizione dell’Immacolata con il Bambino Gesù in braccio.

Il Santo Patrono chiede alla Madonna di aiutare la popolazione napoletana falcidiata dalla peste, ma l’affresco non è riuscito ad arrivare a noi, negli anni dell’800 è stato completamente cancellato, ora vi è solo una parete bianca, mentre dal lato di via Nolana, invece, sulla porta fa ancora mostra di sé un busto seicentesco di San Gaetano.

La leggenda

Nei suoi anni trascorsi a Napoli, la fama di virgilio, come mago e protettore della città, crebbe fino a farlo apparire come una divinità benefattrice.

Folklore napoletano vuole che fu lui a posizionare due figure umane di marmo nell’arco di porta Nolana e che rappresentavano un uomo ridente ed una donna piangente.

Per l’uso antico di trarre auspicio dai passaggi, prese forma la leggenda che riguardava chiunque attraversasse la porta.

Se qualcuno voleva ottenere una buona riuscita dell’affare che doveva condurre in città e per caso passava sotto l’immagine dell’uomo che rideva, sicuramente ne conseguiva buoni auspici; se, invece, passava dal lato della porta dove c’era la testa della donna che piangeva, allora l’esito negativo della faccenda era inevitabile.

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