Porta Medina , la porta “pertuso”

PERCHE “PORTA MEDINA” VENIVA CHIAMATA DAL POPOLO “PORTA PERTUSO”?

Tra il 1500 e il 1600 la città di Napoli si avviava a diventare, ormai, in crescita esponenziale, sempre piu una megalopoli, continuando ad attrarre persone, grazie alla sua risonanza europea, da ogni parte del vecchio continente.

A regnare erano i viceré spagnoli e, ad alcuni di essi, toccò il compito di procedere all’ allargamento delle mure perimetrali per inglobare all’interno della città ciò che nel frattempo era cresciuto fuori.


In quel periodo, la murazione difensiva contava ben 26 porte, ma la maggior parte di esse erano rivolte verso il mare poiché le comunicazioni tra i vari regni avvenivano, per la maggiore velocità di spostamento, principalmente attraverso le vie d’acqua.

Nel contempo anche le zone dell’entroterra andavano via via sempre più popolandosi, facendo crescere, così, il flusso di spostamenti, anche giornalieri, verso l’interno di Napoli.

In conseguenza alla nascita di numerosi villaggi e casali, ricchi di coltivazioni, tra Vomero e Capodimonte, numerosi furono gli agricoltori che cominciarono ad affluire a ridosso delle mura cittadine per vendere i loro prodotti nei mercati all’interno della città o creandone di piccoli nell’immediato esterno.

Si cominciò, allora, a sentire il bisogno di un libero scambio di merci sempre più veloce tra l’interno e l’esterno della città ma, questo, poteva avvenire solo attraverso le porte di ingresso, sempre più in numero ridotto rispetto al perimetro, e sempre più distanti tra loro.

Immaginate i poveri coltivatori scendere con le loro scorte, magari trasportandole a spalla, dalle colline dell’ Arenella e di san Potito.

Come alternativa di ingresso vi era porta Costantinopoli nei pressi dell’omonima via, già esistente dall’anno 1000, e porta Santo Spirito costruita a metà del 1600 in concomitanza alla realizzazione di via Toledo.

I contadini, per vendere i loro prodotti, adattarono un ampio spazio all’esterno del muro allestendolo a mercato, giusto dove ora è piazza Dante, e diedero vita al “largo Mercatello”, diminutivo usato per non confonderlo con piazza del Mercato molto piu grande.

Immaginate ora l’esasperazione della popolazione napoletana che, per raggiungere il mercato, doveva fare il giro, carichi di mercanzie, per le porte su descritte

Con mura bastionate di quella grandezza, non ci è dato sapere come avessero fatto, ma poco per volta vi realizzarono un buco, un pertuso del tutto illegale, attraverso il quale avrebbero potuto raggiungere facilmente e velocemente il mercato.

Viste le giuste rimostranze del popolo mercatale, in seguito, al posto del “pertuso”, nel 1625, fu appositamente costruita una porta per far si che ci fosse un regolare e controllato passaggio, e fu cosi che nacque port’Alba, o porta sciuscella per il popolo.

Non mi dilungherò su questa porta perche se ne è gia scritto in un’ altro capitolo del nostro almanacco, vorrei invece raccontarvi di un’altro ingresso nato, per lo stesso motivo, tra Montesanto e la Pignasecca.

Ora consideriamo i casali del Vomero, i loro agricoltori avevano come sentiero, per arrivare in città, quello che ora è denominata la salita dei Ventaglieri, o le scalinate di sant’ Antonio ai Monti, ma avrebbero dovuto raggiungere porta Santo Spirito nei pressi del Mercatello, non essendocene altre in zona.

E anche qui, il popolo, riesce dove non sono riusciti grandi eserciti, cioè ad aprire, nel 1597, un “pertuso” nelle mura difensive cosi da evitare lunghi camminamenti con carichi di sporte portate a spalla.

E siccome al popolo non puoi dire di no per molto tempo, nel 1640 si provvide ancora una volta, a sostituire il “pertuso” con una regolare porta dedicata al viceré di Medina, anche se per lungo tempo fu appellata dal popolo come “porta Pertuso”.

Porta Medina mostrava il suo prospetto principale sulla piazza di Montesanto, in pratica proprio di fronte la stazione cumana, e un’ epigrafe posta su un edificio prospiciente, ricorda ancora il luogo dove si trovava:

«FU IN QUESTO LUOGO / PORTA MEDINA / COSTRUITA DAL VICERE’ / DI QUEL NOME / NELL’ANNO MDCXL / DISTRUTTA / PER PUBBLICA UTILITÀ / NELL’ANNO MDCCCLXXIII»

Nel 1873 il municipio cittadino, d’accordo con una società francese che intendeva allestire, nella zona, dei mercati, procedette alla demolizione da cui si salvarono gli stemmi e l’epigrafe dedicatoria, conservati prima al Museo Archeologico Nazionale e poi dal 1889 al Museo di San Martino.

Il busto di San Gaetano di Thiene e l’iscrizione che ne ricordava l’opera salvifica sulla città dalla peste del 1656, posti sul lato posteriore della porta, furono conservati nella sacrestia della chiesa di Santa Maria delle Grazie in Montesanto.

Fu dunque l’ultima grande porta cittadina ad essere costruita e fu anche l’ultima, sino ad oggi, ad essere abbattuta.

m

 

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