Medea di Portamedina

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Medea, figura leggendaria della mitologia greca, ha sempre affascinato con la sua storia di amore e vendetta.

Principessa della Colchide e potente maga, aiutò Giasone a ottenere il Vello d’Oro tradendo la sua famiglia e abbandonando la sua terra per amore.

Stabilitisi a Corinto e dopo aver avuto due figli, Giasone la tradisce per sposare Glauce, figlia del re Creonte.

Tradita, Medea compie una terribile vendetta: uccide Glauce, Creonte e infine i suoi stessi figli per punire Giasone nel modo più atroce.

Nel 1882 Francesco Mastriani riprende questo mito antico trasportandolo nei vicoli napoletani del XVIII secolo nel suo romanzo “La Medea di Portamedina”.

Porta Medina era un’antica porta della città di Napoli che sorgeva all’inizio di piazza Montesanto al termine di via Portamedina.

Nel 1873 il municipio cittadino, d’accordo con una società francese che intendeva allestire nella zona dei mercati” la fece demolire.

Mastriani dipinge un ritratto vivido di una ragazza disperata, Coletta Esposito, abbandonata in fasce nella ruota degli esposti dell’Annunziata.

Cresciuta tra le dure condizioni della Casa dell’Annunziata, Coletta è costretta a sposare un vecchio usuraio, tuttavia il suo spirito ribelle la porta a fuggire con Cipriano, l’uomo di cui è innamorata.

Dalla loro unione nasce una figlia e per un breve periodo, Coletta trova la felicità.

Ma questa felicità è effimera, Cipriano, attratto da una prospettiva di matrimonio vantaggioso, tradisce Coletta per sposare una ragazza di buona famiglia.

Coletta, distrutta e furiosa, pianifica la sua vendetta.

Come la Medea greca, Coletta compie un atto di vendetta devastante: uccide la figlia avuta da Cipriano.

Il suo gesto non è solo una punizione per il tradimento di Cipriano, ma una volontà di infliggergli un dolore eterno.

Cipriano aveva giurato sulla vita della figlia di non tradirla mai e il suo spergiuro doveva essere punito nel modo più crudele.

Coletta, con la sua azione, vuole che Cipriano soffra ogni giorno della sua vita sentendo il peso della perdita e della colpa.

La storia di Coletta si chiude in tragedia con lei sopraffatta dal dolore e dalla colpa, una figura tragica avvolta nelle spire delle passioni umane più oscure e devastanti.







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