La fontana del Nettuno (o di Medina)

La “Fontana del Nettuno” o “Medina” nel periodo in cui aveva la sua collocazione proprio in via Medina ad altezza dell’odierna “Calata San Marco”. Sembra sia Mezzogiorno e la fontana è circondata da curiosi e turisti, Un gruppo sembra proprio appostarsi per la foto. In un epoca in cui vi era il boom dei “Cafè”, visibile alle spalle della fontana il “Cafè du Commerce” dall’accento prettamente francese così come era di moda nel primo novecento. E Nettuno, dopo ben 8 traslochi, ancora non sembra avere segni del tempo nonostante il suo mezzo millennio di vita.

La storia:

Le fontane di Napoli
Le fontane di Napoli non sono mai state semplici erogatori d’acqua, hanno sempre fatto parte integrante del nobilissimo arredo urbano della città fin dai tempi della greca Neapolis ma, purtroppo, di quel periodo, nessuna di esse è arrivata a noi.

Tra quelle ancora esistenti, quasi tutte sono di grande valore architettonico e, con il loro stile, scandiscono le varie epoche storiche, comparate ai grandi monumenti della città.

Ognuna racconta un’epoca, ognuna dà un significato alla propria esistenza e, ognuna, come d’altronde tutto ciò che appartiene alla storia di Napoli, porta con se una leggenda.

Le fontane di Matilde Serao
In un suo libro, la Serao racconta di alcune fontane di napoli e, a ciascuna di loro, lega una metafora, leggetene un breve stralcio:

«E tutte le fontane di Napoli sono lagrime:

quella di “Monteoliveto” è formata dalle lagrime di una pia monachella che pianse senza fine sulla Passione di Gesù;»

(costruita nel 1679 in piazzetta Monteoliveto, questa fontana avrebbe dovuto raffigurare re Carlo II sul suo cavallo ma poi, per forze maggiori legate a problemi economici e di tempistica, si scelse di rappresentarlo a piedi e a grandezza ridotta).

«quella “dei Serpi” sono le lagrime di Belloccia, una serva fedele innamorata del suo signore.»

(Nei pressi della piazza della Selleria , in prossimità dell’odierna piazza quattro palazzi, vi era la fontana detta “de’ Serpi”, perché l’acqua usciva dalla bocca d’una testa di Medusa che aveva per capelli molti serpi.
Fu demolita a metà dell’800 circa, ad oggi ne resta soltanto il ricordo attraverso la toponomastica della vicina strada di Calata Fontana de li Serpi)

«quella “degli Specchi” è fatta delle lagrime di Corbussone, cuoco di palazzo e folle di amore per la regina cui cucinava gli intingoli; »

(dal 1636 accanto al Maschio Angioino, il popolo decise di soprannominarla “degli specchi” per i giochi di luce che l’acqua formava, colpita dal sole, quando scendeva lungo le quattro vasche sovrapposte che componevano la struttura della fontana stessa.
Rimase in loco fino alla fine del XIX secolo, quando venne distrutta durante alcuni lavori di sistemazione della zona).

«quella “del Leone” è il pianto di un principe napoletano, cui unico e buon amico era rimasto un leone che gli morì miseramente;»

(Voluta nel XVIII secolo da Ferdinando IV di Borbone, raccoglieva un’acqua molto fresca, tanto da essere richiesta anche dalla famiglia reale, soprattutto quando trascorreva i giorni di vacanze nella zona di Mergellina.)

«e quella di “fontana Medina” sono le lagrime di Nettuno, innamorato di una bella statua cui non arrivò a dar vita.»

La fontana del Nettuno
…quella di “fontana Medina”, perché “Medina” se è denominata “di Nettuno”?, perché, come la maggior parte dei monumenti a Napoli, anche ad essa toccò traslocare più volte, ed uno di questi spostamenti, forse quello in cui permase piu a lungo, fu proprio a via Medina.

La sua età è di tutto rispetto, oltre 500 anni e, sicuramente, nonostante i traslochi, durante i quali si rischia sempre di perdere qualche pezzo, non li dimostra affatto.

Ed ecco le tappe del suo lungo peregrinare…

-Prima collocazione
La sua prima collocazione fu tra l’ingresso dell’Arsenale, alle spalle del Maschio Angioino, e quello del porto, (l’attuale parte bassa di piazza Municipio) infatti era destinata ad essere il biglietto da visita della città per dimostrare, con il suo aspetto, a coloro che sbarcavano, tutta la magnificenza della metropoli piu popolosa d’Europa.

Ma nonostante fosse ben servita da un acquedotto millenario, Napoli aveva comunque, ancora in molte zone della città, problemi di approvvigionamento idrico e quindi, nel 1629, dopo piu di un secolo dalla sua costruzione, per evitare la carenza d’acqua nell’area militaria del castello e dell’Arsenale, la fontana dovette subire il primo spostamento, ma non andò molto lontano.

-Seconda collocazione
In pratica da largo Castello passo a largo Palazzo (piazza del Plebiscito), forse anche per dare un tocco di classe al nascente Palazzo Reale che, costruito nel 1600, aspettava, invano, la visita del sovrano spagnolo Filippo III d’Asburgo.

Ma largo di palazzo mal sopportava ingombri nella sua pur vasta area, infatti in essa vi era abitudine, sia da parte dei reali che da parte del popolo, di attrezzarvi e costruirvi grandi macchine da festa in ogni occasione, per le ricorrenze dei reali e per festività varie, con enormi movimenti di militari in parata e popolani divertiti o incattiviti a rincorrere e assaltare enormi carri “imbanditi” di ogni ben di Dio che la plebe, solo in quelle occasioni, poteva permettersi di mangiare.

-Terza collocazione
Sfrattato dunque da Palazzo Reale dopo poco tempo, venne spostato un po più giù, a Santa Lucia, con il compito di rifornire d’acqua i pescatori dell’antico Borgo, e di abbellire quel tratto di lungomare gia famoso in quel periodo dove, si racconta, non di rado si vedevano file di nobili napoletani e turisti, aspettare il loro turno ai tavoli, fuori ad un chiosco o ad una taverna, per estasiarsi del panorama del golfo o dello stesso ambiente del Borgo, magari assaggiando un sorbetto o bevendo acqua di mummara di cui Santa Lucia ne era ricca.

-Quarta collocazione
Ma a Napoli, si sa, è difficile avere il “posto fisso”, e questa norma valse, nuovamente, anche per il povero Nettuno che, nel 1638, venne ricollocato, su ordine del duca di Medina, nel largo delle Corregge, odierna via Medina, da cui prese il nome e a cui fa riferimento il racconto della Serao.

Per ripagare Nettuno dallo “strapazzo”, la fontana venne arricchita di otto leoni, e ad ognuno fu aggiunto lo stemma di una casata spagnola, e poi delfini e cavalli marini.

Ma il ricco ampliamento non risparmiò, all’opera artistica, atti di vandalismo conseguenti alla rivolta di Masaniello del 1647, periodo in cui, i rivoltosi, sfogavano le loro ire nei confronti dei viceré spagnoli, vandalizzando qualsiasi cosa.

-Quinta collocazione
Finita la rivolta, la fontana venne riparata e ristrutturata quindi, nel 1675, venne nuovamente trasferita nei pressi del porto, probabilmente nelle adiacenze della strada del molo grande che all’epoca arrivava fino a quasi via Medina, dove vi restò per poco più di due secoli.

-Primo immagazzinaggio
Nella seconda metà del XIX secolo, Napoli fu un ribollìo di lavorazioni, di ristrutturazioni, di colmate e…risanamenti, la città fu rivoltata come un calzino e molte zone non furono più come prima, anche il porto subì una profonda trasformazione e, nel 1886, la fontana venne di nuovo smontata ma, questa volta, con destinazione le “famigerate” grotte di Pizzofalcone (dove ormai veniva depositato di tutto), in attesa di una ennesima nuova collocazione.

Intanto gran parte della città cambiava, e anche la zona del basso porto cominciò a prendere una nuova fisionomia; fu distrutto il vecchio mercato del porto e, al suo posto, nacque piazza Bovio che separò la nuova via De Pretis dal nuovo Corso Umberto unendo cosi, in pratica, con un solo stradone, piazza Municipio a piazza Garibaldi.

-Sesta collocazione
E così, ad inizio 1900, la fontana del Nettuno fu riportata a nuova vita con il compito, ancora una volta, di abbellire e dare eleganza, alla nascente piazza della Borsa, crocevia di uomini d’affari e di finanze.

Finalmente il “Dio Nettuno” potrà così trovare riposo facendo ammirare la propria bellezza artistica al mondo intero…direte voi, e invece no, non finisce qui!

La postazione in cui ora era sistemata, era molto ambita e quindi non idonea a dare importanza a un…semplice e ormai “logorato” dio del mare; un altro personaggio, ben più reale e importante, doveva posizionarsi al centro della piazza, Vittorio Emanuele II, il re d’Italia, che, sguainando la propria spada in sella al suo destriero, avrebbe indicato, ai posteri, il suo ipotetico percorso all’incontro con il generalissimo Giuseppe Garibaldi, la cui statua lo attendeva, dal lontano 1906, nell’omonima piazza..

-Settima collocazione e secondo magazzinaggio
E l’inizio del terzo millennio vide ancora il vecchio e stanco Nettuno, prendere il suo tridente, i suoi leoni, i suoi delfini e i suoi cavalli marini, far fagotto, e tornare, dopo altri 10 anni di parcheggio in un deposito del comune, a via Medina, proprio in quella via dove era già stato qualche secolo prima e da cui aveva preso il suo secondo nome.

-Ottava collocazione
Cambiano i tempi, cambiano le persone ma non cambiano i destini e, quasi come persecuzione, anche quel posto, in seguito, sarebbe dovuto servire ad altro, infatti progetto volle che la nuova linea 1 della metropolitana collinare prevedesse, proprio li, l’accesso alla stazione di piazza Municipio, quindi, se pensate ora di andare ad ammirare la fontana passando da via Medina, non perdete il vostro tempo, non lo troverete più neanche li, il “povero Dio”, ormai stanco, ha raccolto tutti i suoi 400 pezzi di cui è formato il manuffatto, e si è spostato un po’ piu su, al centro dei giardinetti davanti al Municipio, a mò di protesta, tra disoccupati e …senzatetto.

-Fine della corsa

Ora, dal 2015, la fontana è li, ristrutturata e ripresa in tutta la sua bellezza, nulla fa pensare che abbia poco piu di mezzo millennio di vita, che sia stata smontata e rimontata piu volte e che per decine di anni e per ben due volte subì l’umiliazione di essere depositata come misero e inutile rottame in oscuri magazzini.

Ben inserita, oggi, in un contesto moderno, chi volesse immortalarla nelle sue foto, può sceglierne anche lo sfondo, il palazzo comunale, Castelnuovo, il Porto, i palazzi della “City”, la piazza tutta.

Chilometri percorsi ma forse…ne è valsa la pena, sperando che sia l’ultima…ai posteri il prossimo commento.

 

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