Il “Pino” della leggenda

Se chiedessimo di raccontarci la storia de “Il Pino napoletano”, in tanti ci parlerebbero di musiche melodiose, canzoni molto simili a poesie, di una voce dal timbro partenopeo senza precedenti difficilmente eguagliabile.

Ci parlerebbero del grande Pino Daniele che, con la sua musica, ha contribuito a far grande la Napoli cantora in tutto il pianeta e che a distanza di anni dalla sua scomparsa, ancora tutto il mondo lo rimpiange, basta pensare alle sue opere come “Napul’è” , ” Je sto vicin a te” , “Notte che se ne va” e tante altre.


Ma il Pino, di cui qui si vuole far conoscere la storia, ha ben altri origini e fan, certamente un po piu attempati, ma che nonostante siano passati piu di 30 anni dalla sua scomparsa, viene ancora rimpianto come un secolare pezzo della Napoli paesaggistica che non c’e più, il “Pino Solitario”.

Il Pino della nostra Napoli era un albero che, fino agli anni Ottanta, adornava gran parte delle cartoline con la veduta panoramica della città e del golfo partenopeo, un’immagine che lo ha reso un simbolo ben noto in tutto il mondo.

Fu piantato nel 1855 circa in prossimità della chiesa di Sant’Antonio a Posillipo e per anni fu l’albero più famoso al mondo, quello più fotografato e ritratto nei dipinti di  artisti provenienti da più parti del mondo.

Il pino di Posillipo ha testimoniato i ricordi di viaggio di chi, per turismo, si recava a Napoli per oltre un secolo, procurandosi le tipiche cartoline , e ha ascoltato i sospiri degli innamorati e degli sposi immortalati vicino all’albero come testimonial della loro felicità, oltre ad avere ispirato canzoni e poesie, per più di un secolo.

I dipinti che lo hanno ritratto a fine XIX secolo e inizio XX costituiscono oggi un prezioso documento circa lo “stato dei luoghi” del Napoletano negli anni di metà Ottocento comprese le vedute paesaggistiche da Posillipo.

Dai dipinti su tele e intarsi , alle foto in bianco e nero e alle ultime foto colorate, nell’immagine della Napoli mondiale vi erano tre soggetti a dividersi il panorama inquadrato, il pino, il vesuvio e il mare, ed insieme portavano i saluti in tutto il mondo.

Aveva anche una denominazione scientifica: “pinus pinea”. Che significa, press’a poco: “pino da pinoli”, pinoli commestibili  (“‘e pigniuole” in dialetto).

Chiamato anche pino domestico, o pino italico, questo bellissimo albero appartiene ad una specie coltivata fin dall’epoca dell’antica Roma e diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna all’Asia Minore.

Da giovane ha forma di piramide, da adulto si trasforma in “ombrello”. Può raggiungere, negli esemplari piu robusti, un’altezza di trenta metri e può vivere fino all’età di oltre centoventi anni, come il nostro.

Ma per noi, quello di Napoli, per lustri e lustri, comparve in primissimo piano su milioni di cartoline illustrate, fino al punto di caratterizzare un’intera città, veniva definito semplicemente, il “pino di Posillipo”.

Che i dipinti o le foto inquadrassero il vesuvio, il golfo, Sorrento o Capri, esso era sempre presente a fare da cornice ed era conosciutissimo in tutto il mondo, nessuno mai si chiedeva cosa facesse li, era li, e basta.


Nonostante il suo valore storico oleografico, fu stato abbattuto nel 1984 perché malato “terminale”, ma dopo l’abbattimento dell’esemplare originario, un nuovo pino di Napoli è stato piantato nel 1995 da Legambiente, che ogni anno celebra la ricorrenza dell’evento.

Purtroppo, solo dopo la sua “morte”, In Italia una legge dal  2013 protegge e annovera gli “alberi monumentali”, quelli particolarmente antichi o di interesse storico-culturale, come il bimillenario olivo di Canneto di Fara Sabina (Rieti) o il “castagno dei cento cavalli” di Sant’Alfio (Catania), con il suo tronco di 22 metri di circonferenza.

Una curiosità, l’albero più antico d’Italia è il Patriarca o S’Ozzastru, il nonno di tutti gli olivi: ha oltre 4000 anni e si trova in Sardegna, nel comune di Luras in provincia di Olbia Tempio, e probabilmente è anche uno dei più antichi di tutta Europa.

La nostra “essenza arborea” , purtroppo non potrà avere l’appellativo “monumentale”, ma possiamo vantarci di avere comunque avuto, nella nostra terra, l’albero piu dipinto/fotografato al mondo.

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