Il piccolo re di Monteoliveto

Se non fosse per le auto e il loro rumore, passando per questa piccola piazzetta, sembrerebbe essere ancora in pieno ottocento, circondata com’è da stupendi manufatti d’epoca.

Sali per Monteoliveto e vedi sulla destra lo stupendo palazzo Gravina ora sede della facoltà di architettura le cui origini risalgono al 1513 quando Ferdinando Orsini, duca di Gravina in Puglia, acquistò, per poco più di cento ducati, un terreno di proprietà della basilica di Santa Chiara.

Senti nell’aria l’atmosfera del quattrocentesco complesso di sant’ Anna dei Lombardi, fondata nel 1411 e che si sovrappose ad una piccola chiesa detta di santa Maria di Monteoliveto, da cui la zona eredita il nome.

E da lontano lungo Trinità Maggiore fa capolino, dal 1730 circa, l’obelisco dell’Immacolata con i suoi 23 metri d’altezza.

E poi c’è lui, al centro di piazzetta Monteoliveto, il piccolo re, dall’apparente fisico gracile, sguardo triste e perso, leggenda dice che i suoi occhi sono fissi verso un luogo dove è nascosto un favoloso tesoro, ed è li dal 1673.

La statua bronzea è di Carlo II, ultimo sovrano spagnolo della dinastia degli Asburgo, divenuto re nel 1665, all’età di appena quattro anni, e morto non ancora ventenne.

La fontana posta ai suoi piedi è quella di Monteoliveto, nelll’omonima piazza, una delle poche non itineranti che è rimasta da sempre nel posto dove è stata costruita.

Il committente dell’impresa fu il vicerè don Pietro Antonio d’Aragona (celebre per aver trafugato molte fontane cittadine portandole in Spagna) ma fu pagata dalla città e dagli abitanti della zona, tra cui il Duca di Gravina, proprietario del palazzo di fronte alla fontana.

Con la vasca vi sono tre leoni che reggono, fra le zampe, gli stemmi del re, del viceré e della città, alternati ad aquile che hanno, sulla base esterna, tre vaschette a forma di conchiglia

La statua avrebbe dovuto ritrarre il sovrano a cavallo, ma causa dei ritardi dei lavori si rinunciò al cavallo e siccome nel frattempo il sovrano aveva compiuto 18 anni, si dovette prolungare l’altezza dell’opera.

A rallentare i lavori contribuirono anche problemi di approvvigionamento di acqua sufficiente al complesso. Infatti fu necessario allacciarlo, attraverso un condotto, alla fontana Medina, al Largo dell’Incoronata, provocando una serie di proteste degli abitanti, preoccupati che la strada potesse risentirne e che venisse a mancare l’acqua necessaria alle case della zona.

Oltre alle iniziali sfortune del sovrano, sia personali che riguardante il suo monumento, oggigiorno la fontana risulta vandalizzata quotidianamente con scritte che ne deturpano la bellezza e usata come recipiente di spazzatura e cloaca.

Povero re…

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