Il “Grand Hotel”, un fiore all’occhiello del lungomare Caracciolo

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Via Caracciolo, in 80 anni, nonostante la seconda guerra mondiale, non sembra abbia avuto incisivi cambiamenti, qualche nuovo fabbricato in calcestruzzo, qualche facciata di palazzo più incline al moderno ma quasi tutti risalenti alla stessa epoca di costruzione.

Napoli – Via Caracciolo appena realizzata a conclusione della colmata a mare. Si notano aree ancora vuote destinate all’edificazione dei palazzi con veduta a mare, 1879 – 1880.

Tutti i fabbricati che si affacciano sul lungomare avranno, alla data di oggi, intorno al secolo di storia e furono realizzati dopo i lavori di colmata tra piazza Vittoria e Mergellina.

Via Caracciolo durante una forte mareggiata

Il muretto esterno che separa la strada dal mare, danneggiato già nel corso dei lavori, dopo il suo completamento, subì un ulteriore deterioramento a causa delle tempeste invernali per cui  si resero necessarie le scogliere frangiflutto che hanno poi raggiunto dimensioni tali da essere parte della  bellezza del lungomare, oggi non riusciremmo certo ad immaginare il nostro mare senza.

 

Siamo nel 1935, ancora lontani dal poter pensare ad una seconda guerra che interessi il mondo intero, la posizione del fotografo per l’immagine su mostrata,  è sul lungomare ad altezza “piazza della Repubblica” sulla destra ma non visibile,  e che fronteggia anche l’estremità della “Villa Comunale”.

 

Via Caracciolo e il “Grand Hotel” sulla sinistra prima della Villa Comunale

Il palazzo che segna l’inizio  della cortina degli edifici sulla destra è uno dei primi costruiti dopo la colmata con la quale si realizzarono viale Elena e via Caracciolo.

 

In questo palazzo appena costruito trovò sede il Grand Hotel, all’epoca il più lussuoso albergo sul mare a Napoli, fondato da Alfred Hauser di Lucerna nel 1880, e la cui famiglia era una dei più grandi albergatori svizzeri attivi in Europa.

Essi gestirono l’albergo servendo abitualmente cucina francese come era tradizione per gli alberghi di lusso svizzeri che all’epoca gestivano a Napoli anche il Parker’s, il Britannique e il Bristol al Corso Vittorio Emanuele, nonché il West End (già Grand Hotel Nobile) a via Crispi e il Grand Hotel Eden a piazza Amedeo.

Il “Grand Hotel” in via Caracciolo intorno al 1920

Ma 5 anni dopo lo scatto della foto, durante la guerra, l’albergo fu distrutto da un bombardamento e, ricostruito nel dopoguerra, fu nuova sede del Consolato americano tuttora attivo, una presenza che ricorda essere la più antica rappresentanza statunitense in Italia e la settima in tutto il mondo.

Ma già nel 1844 le Due Sicilie vantavano un consolato a New York e dei vice-consolati a Filadelfia, Boston, New Orleans, Baltimora, Charleston, Richmond, Savannah, New Heaven e Providence e, a questi, corrispondevano gli agenti consolari americani a Palermo, Catania, Messina, Trapani, Taranto, Brindisi, Barletta, Monopoli, Pozzuoli e Mazzara.

Via Caracciolo dalla rotonda Diaz con il “Grand Hotel” sulla destra”

Gli ultimi anni di vita dello Stato borbonico furono caratterizzati da un notevole sviluppo dell’interscambio commerciale tra Due Sicilie e Stati Uniti, improntati alla cordialità, anche se numerosi incidenti diplomatici si verificarono per la simpatia liberale di parte dell’opinione pubblica statunitense e nel 2011 David Thorne, l’Ambasciatore in Italia sotto l’amministrazione Obama, sottolineò che l’amicizia tra gli Stati Uniti d’America e il Regno delle Due Sicilie aveva compiuto 215 anni, più antica di quella con l’Italia che aveva 150 anni.

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