L’Arsenale, il “deposito di guerra” della città

Oggi vorrei raccontarvi di un argomento non comprensibile a tutti quindi probabilmente anche di scarso interesse per la maggior parte di voi, almeno per chi inon mastica terminologia militare e “guerresca”, ma comunque doveroso conoscere poiché fa parte della storia della città.

Fatta la dovuta prefazione, cercherò di essere quanto piu chiaro e breve possibile portandovi quindi alla scoperta de “l’Arsenale di Napoli”.

L’ arsenale è un insediamento adibito alla costruzione, alla riparazione, all’immagazzinamento e alla fornitura delle armi e delle munizioni, mentre il termine proviene dall’arabo دار الصناعة (Dār al-ṣināʿa), ovvero “sede d’industria” o “casa del mestiere”.

 


Il primo arsenale a Napoli risale al 1300 circa e fu posto in un’area a ridosso delle attuali piazza Municipio e via Cristoforo Colombo, praticamente li dove oggi vi è la banchina avanzata con il grande parcheggio del porto turistico.

Dopo quasi 3 secoli, nel 1575 il luogo fu considerato poco adatto al suo scopo e si decise di trasferirlo costruendone uno più grande sulla spiaggia di Santa Lucia presso la torre di San Vincenzo, un avamposto difensivo del Castel Nuovo costruito in età angioina su un’isoletta dove in epoca ducale era stata eretta una chiesa. La torre verrà demolita nel 1742.

Il nuovo arsenale, tra il Castel dell’Ovo ed il molo angioino, fu costruito a partire dal 1577 e terminato alla fine del 1583.

Nel 1667 fu scavata la darsena a destra dell’arsenale, e fu inaugurata nel 1668. Una darsena è in generale un bacino acqueo artificiale utilizzato per l’ormeggio e il rimessaggio di imbarcazioni.
Con lo stesso termine si indica la parte più interna di un porto, cinta da dighe e protezioni, dove si procede alla riparazione delle navi e gli specchi d’acqua interni degli arsenali militari marittimi.

Presso il molo San Vincenzo,il 1853 fu inaugurato il bacino di carenaggio in muratura nell’arsenale di Napoli, il secondo in Italia, in ordine di tempo dopo quello di Genova, struttura che permetteva l’eventuale riparazione o manutenzione delle navi all’asciutto, in particolare delle carene e delle altre parti dello scafo che sono poste sotto il livello di galleggiamento.

Il 10 luglio del 1900 dall’arsenale di Napoli si imbarcarono le truppe italiane per raggiungere la Cina.

Negli anni venti, con la riorganizzazione urbanistica della litoranea, l’arsenale fu trasferito nella zona est di Napoli, in via Emanuele Gianturco, piena zona industriale.

L’edificio del Cinquecento venne demolito per permettere la costruzione di un asse stradale che permettesse di collegare la parte orientale della città con la Riviera di Chiaia: la nuova via Litoranea, in seguito chiamata via Ammiraglio Ferdinando Acton. Contestualmente vennero creati i giardini del Molosiglio.

Con il decreto ministeriale della Difesa del 20 gennaio 1998 si decise la chiusura definitiva dell’arsenale di Napoli (che nel secondo dopoguerra si era di nuovo trasferito, prima in una grotta di via Orazio, dietro il palazzo della Clinica mediterranea, poi nello stabilimento Bombrini-Parodi di via Campegna, nei pressi di Bagnoli), assieme a quello di Messina e de La Maddalena, lasciandone solamente tre attivi in Italia per la Marina Militare: Augusta, Taranto e La Spezia.


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