Il Castello del Carmine

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Nel 1270, Carlo d’Angiò preferì la città di Napoli a Palermo per il ruolo di capitale del Regno poiché, rispetto alla seconda, Napoli era in posizione più centrale, più ricca, ben collegata e si ben confaceva al suo proposito di unificare l’intera penisola.

   Questa nuova situazione provocò, di conseguenza, un notevole incremento della popolazione urbana ormai mal contenuta nella vecchia cinta muraria.

   Il tracciato che delimitava il perimetro della città di allora percorreva via san Giovanni a Carbonara fino a Porta San Gennaro a ridosso dell’attuale piazza Cavour, saliva sul colle di Caponapoli per scendere poi parallela a via Costantinopoli fino a San Pietro a Maiella (scavi di piazza Bellini) e lambendo il Mercatello (piazza Dante).

   Proseguendo quasi in linea diretta, transitava per Piazza del Gesù Nuovo e Monteoliveto dove curvava a sinistra per dirigersi verso Sant’Agostino alla Zecca oltrepassando probabilmente i Banchi Nuovi e, infine, viravano ancora a sinistra per congiungersi a Castel Capuano dove la porta Campana fungeva da ingresso al Decumano centrale (via tribunali).

   Quest’ultimo tratto, rivolto ad oriente, aveva solo Castel Capuano come baluardo difensivo, mentre la murazione restava completamente indifesa fino al mare e lungo la prima fascia costiera, tornando invece ad essere sotto controllo nella zona portuale occidentale da Castel Nuovo.

   Per ovviare a questo vuoto difensivo, fu costruito a fine XIV secolo, in prossimità di uno degli arsenali della città, Il Castello del Carmine come rafforzamento del punto di incontro delle mura meridionali e di quelle orientali, che nel frattempo si erano allargate fino al mare dove, per l’accesso alla parte bassa della città, fu costruita la porta del Carmine, sorta presso la chiesa e il convento omonimi.

Via Marina con Castello del Carmine a destra e la Villa del Popolo sulla sinistra

   La costruzione del fortilizio permetteva anche di mantenere una guarnigione in prossimità dei quartieri popolosi che gravitavano intorno al porto, in quel periodo molto inquieti, insieme alla necessità di difendere la città dagli attacchi provenienti da oriente, sia via mare che da terra.

   La città ora arrivava fino al mare e le nuove mura inglobavano il castello, quindi proseguivano per l’odierno corso Garibaldi congiungendosi con la nuova Porta Capuana, che sostituì l’antica porta Campana; continuavano ancora ad allungarsi sull’attuale via Cesare Rosaroll  attorniando San Giovanni a Carbonara e, seguendo via Foria, si ricollegavano a Porta San Gennaro, proseguendo poi con le mura già esistenti.

Napoli, Villa del Popolo e Castello del Carmine.jpg
Sulla destra visibile una torre del Castello del carmine

   A differenza, però, delle altre costruzioni come Castel dell’Ovo e Castel Capuano, non essendo residenza reale, non presentava arredi di lusso né sale regali, essendo esclusivamente adibito ad uso militare e principalmente a difesa della porta del Carmine particolarmente importante da un punto di vista strategico in quanto uno dei principali accessi alla città.

File:Napoli, Castello del Carmine.jpg
Lo spigolo del Castello ad angolo nell’incrocio tra Corso Garibaldi e via Marina,in alto è visibile il campanile del Carmine.

   Dal 1662, con la mutazione delle tattiche di guerra, fu gradualmente modificato dal punto di vista militare, dando maggiore risalto agli arredi e alle stanze che avrebbero dovuto ospitare i capitani di ventura e i mercenari più esigenti e separandone nettamente gli ambienti da convento del Carmine, con il quale convisse per secoli.

   Nel 1893 Ludovico de la Ville sur Yllon scrive: “Ora il castello del Carmine è ancora carcere giudiziario. Ma fra i progetti del Risanamento c’è quello di abbatterlo quasi completamente per ragioni di rettifilo.
Non so dire se questo sia o no un benefizio: è certo però che l’abbattimento di quegli antichi bastioni toglierà alla contrada l’aspetto caratteristico che ora possiede”.

Castello del Carmine all’incrocio via Marina e Corso Garibaldi

   La Porta del Carmine fu abbattuta nel 1864, avendo perso la sua funzione originaria.

Il Castello del Carmine visto dalla spiaggia della Marina

   Nel 1906, per rettificare l’ultimo tratto di corso Garibaldi, per la definizione dei nuovi assi di comunicazione verso i paesi vesuviani, e per il rifacimento della zona portuale lungo il litorale napoletano dal molo Piccolo al Carmine con la “strada Nuova” che oggi chiamiamo Marina, si decise l’abbattimento di tutte le mura verso il mare.

Veduta di Napoli col suo porto dalla Marinella, con il Castello del Carmine

   Al suo posto sorse la caserma Giacomo Sani in stile neorinascimentale, adibita a panificio militare, e che sarà tagliata della parte meridionale alla fine degli anni settanta per il nuovo tracciato di via Marina.

Il Castello del Carmine in una veduta di Alessandro Baratta del 1629

   E cosi aveva fine uno degli edifici più caratteristici della storia urbanistica di Napoli e che fu presente in prima persona a decine di avvenimenti importanti, oltre ad essere uno dei luoghi preferiti dai vedutisti del XVIII e del XIX secolo, che da qui riuscivano a inquadrare l’intera città, adagiata tra la collina di San Martino e il mare.

Achille Vianelli – Napoli, Marinella con il Castello del Carmine

   Tra gli eventi più celebri che si svolsero in questa sede oltre tante gloriose battaglie, si ricordano:
– la proclamazione della “Serenissima Real Repubblica Napolitana” che durò solo alcuni giorni;
– la congiura di Macchia, che anticipò l’arrivo degli Austriaci dopo una cospirazione con cui nel 1701 la nobiltà napoletana tentò senza successo di rovesciare il governo vicereale spagnolo;
– l’occupazione delle truppe francesi di Championnet nel 1799;
– lo strenuo tentativo di resistenza del contingente borbonico di stanzia ai Mille di Garibaldi.

Pianta delle mura difensive della città di Napoli in un disegno di Godart del 1647 con il castello del Carmine in basso sulla destra.

   Ancora un pezzo di murazione si distingue su un fianco del complesso del Carmine. Residui di pietra, reliquie bellissime, le torri Brava e Spinella, nobili resti che non hanno più niente in comune con questa strada, assolutamente estranei a tutto il resto.


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