Praticamente impossibile riconoscere nell’ammasso di macerie che si vede nella foto del titolo, una delle più grandi testimonianze della civiltà e della tecnica futuristica del “Regno delle due Sicilie”.

L’antica stazione “Bayard” situata sulla “via dei Fossi” odierna corso Garibaldi, fino a circa un secolo e mezzo fa era il capolinea della prima linea ferroviaria nella penisola italiana, la “Napoli Portici”.
In costruzione dal 1839 al 1844, nel 1860 i suoi eleganti salottini di attesa vennero utilizzati per accogliere l’ingresso di Garibaldi a Napoli, evento ricordato da una piccola colonna in piperno frontistante la stazione della circumvesuviana di Porta Nolana che affianca la Bayard, e che oggi è praticamente illegibile e affossata tra auto in parcheggio e cumuli di spazzatura, ultimamente oggetto di uno pseudo restauro che l’ha resa ancor di più anonima
.

Le condizioni di abbandono della stazione peggiorarono quando nel 1943 fu presa di mira dal terribile bombardamento delle forze alleate che cercavano di sfiancare la popolazione napoletana e le ultime resistenze dell’esercito nazista a Napoli.

L’episodio che la finì di danneggiare è legato all’esplosione di una nave da guerra nel porto di Napoli, La Caterina Costa, motonave da carico italiana, protagonista di uno dei peggiori incidenti della seconda guerra mondiale.
Nella prima mattinata del 28 marzo 1943 si sviluppò a bordo un incendio e, essendo essa una nave preposta al trasporto di munizioni ed esplosivi vari, la sua esplosione fu devastante, il molo sprofondò e tutt’intorno un gran numero di edifici furono distrutti o gravemente danneggiati.
Parti roventi di nave e di carri armati furono scagliate a grande distanza, finendo in Via Atri e Piazza Carlo III, altri frammenti raggiunsero piazza Mercato e il Vomero ed altri ancora incendiarono la stazione Centrale e l’onda d’urto investì anche quello che restava della Bayard, e da allora gran parte di essa vive solo nei ricordi.

In seguito alcuni ambienti dell’antica stazione ancora agibili, ospitarono il dopolavoro ferroviario e quindi il cinema Italia, ma anche questo andò via dopo il terremoto del 1980 che aprì problematiche lesioni nel vecchio capolinea.
Ridotta ormai a quattro mura pericolanti, sembra non suscitare più alcun interesse, nell’area esterna dove vi erano i binari, è nato un campo giochi per ragazzi mentre in un’ala del fabbricato, l’unica non interessata al crollo dove si è potuto svolgere un degno restauro, vi sono posizionati gli uffici della ventesima Municipalità.
La folta vegetazione ormai si è impossessata di tutto, un gigantesco albero di fichi ha messo radici al centro dell’antico manufatto finendo di sgretolare quello che è gia in imminente pericolo di crollo.
Nel 2009 si arrivò a formulare uno stanziamento di circa un milione e 200mila euro, ma purtroppo il suo progetto di recupero non vede partenza poichè non sembra interessare alla classe imprenditoria napoletana non prevedendo un grande tornaconto economico o politico.
l’unica colpa che ha questa Stazione è quella di essere una costruzione che ha dato e, che rappresenta uno dei tanti primati lasciati dal Governo Borbonico nelle due Sicilie. In controtendenza alle dicerie di Storici Salariati, che non accettano un primato Napoletano Pre Risorgimentale.