Probabilmente ci si passerà al di sotto più volte al giorno a piedi o in auto, probabilmente qualcuno abiterà li vicino, in ambedue i casi distrattamente avrà dato ad essi uno sguardo, magari facendo caso solo alle loro pessime condizioni, ma quanti di loro avranno realizzato di ammirare inconsciamente un’opera bimillenaria lasciataci in eredità dagli antichi romani, costruttori i cui manufatti erano in grado di sfidare il passare dei millenni.
In una area anticamente fertile e destinata all’agricoltura, quello che ci lasciano i Romani è un tratto di acquedotto di epoca claudia in tufo e laterizi rossi dai quali prende il nome.
Quelli che nella nostra civiltà denominiamo “ponti rossi” non sono altro che resti dell’antico acquedotto romano, si riesce a risalire alla sua epoca di costruzione grazie a date incise su alcuni tubi di piombo, date che ci riportano al tempo dell’imperatore Claudio (41-54).
Distrutto dopo la caduta dell’impero romano, nel Cinquecento si intraprese l’opera di ricostruzione per volontà di don Pedro de Toledo, e si scoprì così che si estendeva per molte miglia, dalle sorgenti dell’Acquara, presso Serino, fino alla costa del golfo di Napoli, con una struttura alta 2,10 metri e larga 0,82 metri, e con canalizzazioni sotterranee in alcuni tratti.
Alcune diramazioni conducevano l’acqua nelle zone di Nola, Pompei, Pomigliano d’Arco e Atella.
Il tratto principale invece serviva l’area di Casoria e San Pietro a Patierno, giungendo nella località denominata “Cantarelli” proprio dai “cantari”, che erano tubi nei quali l’acqua fluiva, diramandosi infine in diverse zone della città di Napoli.
Se vi troverete a passare al suo cospetto, non guardate più solo la sua vetustá nelle poche decine di metri ancora visibili, andate con la mente più lontano e provate ad immaginare di quale opera ben più grande faceva parte e quanti popoli si abbeverarono con le acque che su di essi defluivano.
2000 anni sono passati dalla loro realizzazione e la nostra speranza è che ancora tanti altri ne passeranno prima della loro distruzione che può avvenire solo per mano dell’uomo…civile.