Nel cuore del centro antico di Napoli, tra i vicoli che si snodano tra piazza del Gesù Nuovo, via Toledo e l’antico porto, sorgeva una delle osterie più famose – e famigerate – della città: la Locanda del Cerriglio.
Attiva almeno dal XVI secolo, questa locanda era un punto di ritrovo per viaggiatori, marinai, artisti, mercanti e… cospiratori.
Era nota per il vino forte, la cucina popolare, le camere a basso costo e l’atmosfera ruvida e vivace.
Un luogo perfetto per fare una sosta, ma anche per lasciarsi andare a intrighi, scommesse e incontri notturni.
Nel 1609, il grande pittore Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, si trovava a Napoli, fuggiasco da Roma dopo aver ucciso un uomo in duello.
Una notte, proprio dopo essere uscito dalla Locanda del Cerriglio, fu brutalmente aggredito.
Fu colpito al volto e sfregiato, forse per vendetta, forse per un regolamento di conti.
Si racconta che fu assalito da più persone, nel buio del vicolo, e che l’agguato avesse una matrice personale o politica.
Gravemente ferito, si rifugiò in casa di amici nel quartiere Porto, dove rimase nascosto e convalescente.
Questo episodio segnò profondamente il suo corpo e la sua anima: molti storici pensano che da quel momento in poi la sua pittura divenne ancora più cupa e drammatica.
Oggi la locanda non esiste più nel suo uso originale, ma l’edificio è stato recuperato e ospita spazi espositivi e iniziative culturali.
Il vicolo del Cerriglio, però, mantiene il fascino oscuro e misterioso di un tempo, e ancora oggi sembra sussurrare le storie dei suoi protagonisti.
Il nome “Cerriglio” potrebbe derivare da “cerri”, un tipo di quercia, oppure da un termine arcaico che indicava un luogo ombroso e appartato.
La locanda era celebre anche tra gli intellettuali e i poeti che, tra un bicchiere e l’altro, trovavano ispirazione e guai.











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- “Guida alle antichità e alle curiosità della città di Napoli e delle vicinanze del 1817”
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