Piazza del Gesù non era Neapolis

Come sempre, un solo dipinto di uno scorcio della città di Napoli basta per raccontare interi millenni di storia e il racconto di un solo quadro potrebbe far scrivere un intero libro.

Siamo in piazza del Gesù con al centro la guglia dell’Immacolata e a fare da sfondo la chiesa del Gesù con la sua caratteristica facciata a bugne.

A destra strizza l’occhio leggermente la torre campanaria della chiesa di Santa Chiara che però non è visibile nel dipinto.

Purtroppo ho da dare una brutta notizia per chi, passeggiando per piazza del Gesù Nuovo, crede di calpestare quel selciato che calpestarono i nostri antichi avi greci immaginando di trovarsi all’interno di quell’area che fu la prima città di Neapolis, ma non è cosi.

L’area della neapolis greca, quella dei decumani e dei cardini per intenderci, oggi è quella che va più di moda tra gli estimatori della storia antica di Napoli, questo perché camminando per le sue strade e i suoi vicoli, con un po’ di immaginazione, sembra di fare un salto indietro di migliaia di anni.

La zona più rappresentativa della storia dei vecchi Decumani è senz’altro l’area circostante l’obelisco dell’Immacolata, ovvero la rinomata e leggendaria piazza del Gesù Nuovo.

Al contrario di quando si possa però supporre, la zona menzionata non rientrava nella vecchia Neapolis greca ma, anzi, ne era distintamente fuori di ben trecento metri.

Infatti il tracciato delle mura occidentali della prima Neapolis, partivano dal promontorio di Caponapoli, la parte più alta di piazza Cavour nei pressi del museo, e scendevano lungo via Costantinopoli incrociando prima piazza Bellini e san Pietro a Maiella (decumano centrale) e quindi arrivavano a piazza san Domenico Maggiore dove attraverso “Porta Cumana” si accedeva al decumano inferiore, per poi proseguire scendendo lungo via Mezzocannone tenendo fuori alla cinta muraria tutto ciò che era al di là di san Domenico Maggiore verso via Toledo, e cioè proprio l’area che ora appartiene alla piazza.

Piazza del Gesù durante i lavori di risistemazione intorno al 1870

Lì dove ora non esistono più alberi, fuori della città greco romana, vi era una zona ricca di orti e giardini che seguivano la dolce pendenza dell’odierna via Toledo, e boschetti che si inerpicavano per il colle abbrutito, da ormai mezzo millennio, dai Quartieri Spagnoli.

Nello spazio di quasi un millennio, in pochi metri quadri, sono stati creati pezzi di storia, di arte, di leggende e di racconti che hanno fatto di una piazza uno dei maggiori simboli di un sito dichiarato dall’ Unesco ” patrimonio dell’umanità”; ma guardiamo, seguendo un ordine cronologico, come è nata la…”zona del Gesù”.

La prima costruzione di una certa rilevanza, in uno spazio dalla forma ancora non ben definito, agli albori del secondo millennio, fu il monastero di Santa Chiara, voluto nel 1330 da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancia di Maiorca, quest’ultima devota alla vita di clausura.

Dopo Sancia di Maiorca, nel 1381 fu un altra regina a volere una chiesa in zona, Margherita di Durazzo, moglie di Carlo III di Durazzo e mamma di re Ladislao, infatti ella regina fece costruire la chiesa di santa Marta, di fronte Santa Chiara, ad angolo di via san Sebastiano, in onore della santa, molto venerata in Provenza, la terra natia della regina.

Quasi un secolo dopo dalla sua costruzione, nel 1470, quasi al suo fianco e di fronte il monastero di Santa Chiara, la famiglia Sanseverino edificò il suo palazzo nobiliare, dalla originale facciata rivestita a bugne, all’epoca il più bello della città.

Piazza del Gesù vista da calata Trinità Maggiore nel 1910

Per dare ancor di più prestigio al loro palazzo, nel 1510 i Sanseverino acquistarono lo spazio antistante l’edificio, già di proprietà di Santa Chiara, per lasciarlo inedificato e spianarlo sistemandolo a piazza e creando quella scenografia di grandeur della famiglia che si sentiva al livello dei regnanti del tempo.

Nel 1584, il sontuoso palazzo fu requisito e venduto ai gesuiti che lo trasformarono completamente riadattatandola a chiesa, nacque cosi la “chiesa del Gesù Nuovo.

Infine, al centro della piazza, si decise di collocarvi la statua equestre del re di Spagna Filippo V andata poi distrutta nei moti popolari del Seicento.

Al suo posto, nel 1705, venne costruito, in asse visivo con la fontana di Monteoliveto del 1668, l’obelisco dell’Immacolata, commissionato dai Gesuiti per rivaleggiare con la guglia di San Domenico Maggiore a 300 metri di distanza sullo stesso decumano e nell’omonima piazza, voluta dai Domenicani.

Nel 1768 i Gesuiti vennero espulsi dal regno di Napoli per cui la chiesa cambiò nome in Trinità Maggiore e la piazza prima diventò piazza Santa Chiara e poi anch’essa piazza Trinità Maggiore.

Dopo il 1900, con il ritorno dei gesuiti, sia la Chiesa che la piazza ripresero il nome originario di Gesù nuovo e la conformazione del largo prese definitivamente quella attuale.

Piazza del Gesù Nuovo prima dell’abbattimento delle case intorno alla Basilica di santa Chiara

Quindi se vi trovaste ancora a passeggiare per la piazza, non dispiacetevene aver saputo che non siete nella prima Neapolis, la storia che ne venne dopo ripaga ampiamente la vostra delusione e tutto quello che vi circonda fa di Napoli una città unica.

Piazza del Gesù Nuovo dopo l’abbattimento delle case intorno alla Basilica di santa Chiara nel 1960 ma ancora con il traffico veicolare aperto a tutti.

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