La storia del “cavallo Carafa”


“UN CAVALLO DAI MOLTI PROPRIETARI”

PREFAZIONE:


Gran parte delle storie di Napoli sono “supportate e colorite” da più leggende.

Sarà a causa dell’indole fantasiosa del popolo partenopeo, sarà a causa della instabilità del loro stesso carattere, fatto sta che per sua natura il napoletano, di un avvenimento, è portato a non accettare una sola verità ma a costruirsene una come l’inventiva gli suggerisce.

Cosi come abbiamo già visto per “a cap e Napule”, ovvero il ritrovamento di una testa di una statua ritrovata dopo millenni, nata come dea ma trasformata dalla manipolazione popolare in “matrona popolana”, cosi il ritrovamento di una “testa di cavallo” (una scultura bronzea di 175 cm di altezza conservata presso il Museo archeologico nazionale) ha dato vita, nei secoli, a più interpretazioni sulle sue origini.

Riportero’ in questo racconto alcune “leggende/verità” trovate online, che ipotizzano le origini del “cavallo Carafa”, opera d’arte di cui, nel tempo, se ne è persa la vera provenienza dando luogo a tante probabilità.

1° LEGGENDA

Una antica credenza ritiene che la testa sia parte di un monumento equestre posto nella piazza Sisto Riario Sforza, dove la basilica di Santa Stefanìa (che lì sorgeva prima che venisse demolita per far spazio all’attuale cattedrale) aveva il suo ingresso. Altra leggenda similare racconta invece che il cavallo sia stato posto fuori la chiesa di sant’Eligio, protettore degli animali, nei pressi del Carmine.

Si crede che il monumento fosse stato costruito con riti magici addirittura da Virgilio con lo scopo di guarire dalle malattie i cavalli sofferenti finché, poi, non venne fuso nel 1322 per ottenere le campane per il duomo nuovo, da questa fusione fu fatta salva la sola testa.

2° LEGGENDA

Altre fonti affermano che la testa fu donata da Nerone al pubblico napoletano poiché l’imperatore veniva sovente a Napoli per deliziare il pubblico partenopeo con le sue canzoni e, per ricambiare le tante ricevute acclamazioni, (forzate) fece dono della testa alla città.

In seguito dispersa, fu successivamente ritrovata in uno scavo nel XV secolo.

3° LEGGENDA

Qualcuno racconta che la statua sarebbe stata voluta da re Corrado IV di Svevia dopo la presa della città del 1253, a voler intendere di essere riuscito a “domare” la città.
Ricordo che il cavallo è da secoli il simbolo della provincia di Napoli.

PROBABILE VERITÀ

La testa di cavallo sembra fosse voluta da Alfonso V d’Aragona che la commissionò all’artista fiorentino Donatello, per collocarla al centro sull’arco trionfale del Maschio Angioino, all’interno della nicchia, sopra la scena dell’Ingresso trionfante di Alfonso d’Aragona in città.

Nel 1458 re Alfonso mori prima di ricevere l’opera e la testa equina, una volta terminata, fu inviata a Napoli da Lorenzo de’ Medici nel 1471 in dono all’amico Diomede Carafa, illustre rappresentante della corte aragonese in città, il quale posizionò il bronzo sulla facciata destra del cortile del palazzo Carafa di famiglia, ubicato lungo il decumano inferiore.

La scultura rimase lì fino al 1809, finché l’ultimo principe Carafa di Colubrano, ignorando le origini dell’opera, la donò, erroneamente creduta scultura di età classica del III secolo a.C., al Museo archeologico nazionale di Napoli, sostituendo l’originale con la copia in terracotta che fu in quest’occasione collocata alla parete di fondo dello spazio, sotto lo stemma dei d’Aragona, dove è tuttora visionabile.


Il “rione Sanita” e i suoi tesori

Il Duomo di Napoli – La storia a strati

Il giardino d’Inverno

Il mare circondava Pizzofalcone

Da periferia irregolare a icona di una capitale, “Piazza del Plebiscito”

L’Orto Botanico di Napoli e il suo contesto storico

La nascita di “Piazza del Gesu nuovo”

I “Ponti Rossi”, come distruggere un manufatto bimillenario

I “Quartieri Spagnoli”

Come nasce “Castelcapuano”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.