Il “Salotto Buono” di Napoli, “Rione Amedeo”

IL SALOTTO ARISTOCRATICO DELLA CITTA’

Tutte le città che si rispettino, che abbiano una “storia” da raccontare, presentano nella loro struttura urbana, alcune suddivisioni che “posizionano” il popolo in base alla loro “crescita sociale”.

La nostra città né è un esempio tangibile,  infatti il popolo partenopeo presenta, nel suo “tessuto umano”, rappresentanti di ogni tipologia sociale.

Il cuore dell’ antica città, è formato maggiormente dalla vecchia nobiltà, cioè da quelli che ormai di nobile hanno solo lo stemma di famiglia in mostra fuori ai portoni dei loro palazzi,  o che hanno perso nei secoli il ricordo del loro titolo.

Questo nucleo, presente nella prima Napoli greco-romana, è interamente circondato dalla vera e propria città popolare, dai quartieri cresciuti a ridosso e nell’espansione della vecchia Neapolis, formata nella gran parte dalla “semplice popolazione”, fino ad arrivare ai confini delle periferie.

Situato su una collina che lo tiene distaccato dalla zona propriamente detta popolare, fa bella mostra di se il quartiere del Vomero, abitato per lo piu dal ceto professionistico/manageriale, che si evidenzia dal resto della città non per titoli ma per agiatezza e “modus vivendi”.

Escludendo la “city”, cioè la “città commercio” formata in maggioranza da palazzi prevalentemente adibiti a negozi e uffici, e la collina di Posillipo, che è un discorso a parte, arriviamo nella zona Élite della città partenopea, quella ancora squisitamente ed elegantemente aristocratica, quella che chiamano il “Salotto buono”.

Il centro di questo “salotto” è rappresentato per la maggior parte da quello che era il “Rione Amedeo”  ed è stato, sin dal XVI secolo, un’area di svago e ritrovo per le famiglie nobili napoletane.

Caratterizzata da splendidi palazzi, rientrò nel progetto di Risanamento avviato dai Savoia nel 1880 circa, e dei successivi interventi delle stesse famiglie aristocratiche della zona che commissionarono la costruzione di palazzi e ville.

Esso “salotto”, raccoglie alcune strade tra le piu eleganti della zona che, in una gustosissima e ipotetica passeggiata, potrebbe iniziare da due punti differenti, via Chiaia per chi viene da piazza Plebiscito, e piazza dei Martiri per chi venisse da piazza Vittoria.

Le due direzioni differenti trovano il punto di confluenza in piazza santa Caterina dove, incontrandosi,  darebbero vita a via Filangieri.

Percorrendo la suddetta via,  dopo un centinaio di metri,  sulla destra, attirerà la nostra attenzione il palazzo Mannajuolo, eretto il 1911 e promotore di una delle più moderne tecniche di costruzione: il calcestruzzo armato.

Andiamo oltre, lasciamo subito dopo e sempre sulla destra, gli elegantissimi gradini d’Andrea; curvando leggermente a sinistra, la strada si trasforma in via dei Mille, dedicata alla omonima spedizione del 1860, è famosa per lo shopping d’élite e la presenza dei negozi di importanti case di moda.

Essa ospitava il consolato britannico, chiuso ormai da diversi anni, e quello spagnolo tuttora esistente.

Ancora su via dei Mille, prima di cambiare nome, facciamo conoscenza con il  palazzo Carafa di Roccella (oggi sede del museo d’arte moderna PAN) di fondazione seicentesca, e che sorse esternamente alle mura della città come villa-masseria.

Nel palazzo, Ippolita Cantelmo Stuart, moglie di don Vincenzo Maria III Carafa, animò un famoso salotto letterario.

Oltrepassato il palazzo, nel prolungamento di via San Pasquale,  ha sede il Teatro Sancarluccio, sala storica nel panorama teatrale napoletano dove debuttarono i nomi illustri del panorama italiano come Roberto Benigni e La Smorfia di Arena Troisi Decaro, e dove sono nati artisticamente Martone, Servillo, Mastelloni e tanti altri importanti rappresentanti dell’avanguardia partenopea.

Lasciata alle spalle via san Pasquale, la strada comincia leggermente a salire, cambia nome e ha inizio via Vittoria Colonna, e sulla sua destra subito incontriamo la Chiesa di S.Teresa a Chiaia, fondata dalla comunità spagnola dei Carmelitani Scalzi attorno al 1602.

Prima di arrivare a piazza Amedeo altri due richiami storici, gli edifici in cui vissero Edoardo Scarpetta, il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, e capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo; e Giustino Fortunato,  (Rionero in Vulture, 4 settembre 1848 – Napoli, 23 luglio 1932)  politico e storico italiano, fra i più importanti rappresentanti del Meridionalismo.

Ed eccoci arrivati allo snodo principale del salotto, piazza Amedeo, che ha acquisito l’attuale aspetto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

Raccordo tra la direttrice di via dei Mille, Parco Margherita e Via Crispi (già via Principe Amedeo) ha una caratteristica unica: si mostra con tre lati chiusi da palazzi e un lato aperto che lascia intravedere la collina del Vomero e da cui si affaccia in tutta la sua eleganza britannica, il castello Aselmayer.

Una ramificazione del “salotto buono” che parte da piazza Amedeo e sale ad incrociare il corso Vittorio Emanuele, è via del parco Regina Margherita, originariamente destinato a parco verde ma poi adibita a zona residenziale e per questo le prese poi il nome di “via del Parco Margherita”.

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