I “nilensi” nella Neapolis

NON SOLO GRECI NELLA NOSTRA NEAPOLIS

Camminando per le grandi città di oggi, è facile imbattersi in comunità (piccole o grandi che siano) costituite da popoli provenienti da terre vicine o lontane dalla nostra, che siano essi di eguali origini o di ceppi differenti.

E cosi troviamo, padroni di un intero quartiere, comunità cinesi, musulmane, ebraiche etc.

Le cause di questi “sconfinamenti” sono state conferite ai tempi moderni, poiché avrebbero avvicinato tra loro i luoghi più remoti della terra; o all’apertura dei confini, che avrebbero reso piu agevole lo scambio “umano” tra i popoli; ma non è proprio cosi.

Immaginate la Neapolis di 2200 anni fa, ancora in odore greco nelle sue radici, quando ancora il suo perimetro non raggiungeva il kmq, forte di una popolazione di 30.000 individui ed ancora ai primordi della credenze, religioni e tradizioni.

La struttura morfologica dell’antico insediamento greco di Neapolis era a forma di piccola collinetta con la parte piu alta nella zona conosciuta oggi con il nome di Caponapoli, al di sopra di piazza Cavour, e con una leggera pendenza verso il mare.

Da questa collinetta scendeva un piccolo ruscello che scorreva lungo l’attuale via Nilo e che raccoglieva le acque della collina dividendosi poi in più rivoli, proprio a formare un piccolo delta, per poi sfociare a mare dov’è oggi vi è la sede dell’Università al Corso Umberto I.

Questa forma somigliava vagamente, in piccolo, a quella del delta del fiume Nilo e, per questa analogia, probabilmente, fu scelta da un gruppo di egiziani per il loro insediamento colonico/commerciale.

Da allora, questa comunità ebbe una vita costante, venne definita “nilense” in onore del dio/fiume Nilo, o “alessandrini” per la provenienza di gran parte di loro dalla città di Alessandria d’Egitto.

Oggi questa parte di Neapolis, toponomasticamente definita “zona Nilo”, è compresa tra Via Tribunali e Via San Biagio dei Librai e durante il I secolo a. C. , i mercanti provenienti dall’Egitto, vi portarono i loro riti e le loro divinità.

Tra questi ultimi spiccava su tutti, la Dea Iside, signora della vita e della morte, grande dea dell’amore, madre misericordiosa, il cui culto cominciò ad avere grande diffusione nei grandi porti commerciali di Puteoli e Neapolis dove trovò ampia diffusione nel quartiere Pendino e Posillipo, e altre zone vicine al mare, poichè la  dea era invocata come protettrice dei naviganti; tanti furono i templi dedicati a lei nella Neapolis di allora.

E dopo la dea Iside, gli “alessandrini” vollero marcare ancora di piu le loro radici
erigendo, tra il II e III secolo d. C. , una statua che ricordasse loro il fiume Nilo,
un vecchio barbuto e seminudo steso su una roccia.

Ancora esistente, abbandonata, ritrovata e restaurata piu volte, alla sua destra porta il corno dell’abbondanza per sottolineare la ricchezza naturale del fiume; i suoi piedi appoggiati sulla testa di un coccodrillo, una sfinge per ricordare il suo luogo di origine, e dei bimbi aggrappati al petto della statua che rappresentano le diramazioni del Nilo che da lui traggono acqua.

Eletto divinità portatrice di prosperità, oggi fa bella mostra di se in un largo a cui è stato dato il nome “piazzetta Nilo”, lungo il decumano inferiore, meglio conosciuto come “Spaccanapoli”.

Altra reminiscenza della comunità alessandrina è il trattamento dei morti, infatti nel rione Sanità esiste “il Cimitero delle Fontanelle”, una necropoli pagana dove veniva usato un sistema di inumazione che ricorda quello della mummificazione: fino al 1700 le inumazioni erano fatte in nicchie a forma di sedia in cui il cadavere veniva deposto seduto, “in posizione faraonica”.

E ancora a ricordarci i nostri amici nilensi, sono due chiese dedicate a Santa Maria Egiziaca, una monaca ed eremita egiziana nata ad Alessandria d’Egitto nel 344 venerata come santa dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da quella copta”, la monumentale e barocca chiesa a lei intitolata a Forcella e quella sulla collina di Pizzofalcone, una delle chiese basilicali della città.

 

 

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