Alla chiesa di san Vitale attraverso la Crypta

Per circa 2000 anni, l’unica alternativa al risalire la collina di Posillipo per recarsi da napoli verso Puteoli, fu la galleria denominata “Crypta Neapolitana”.

Leggenda vuole che tale galleria sia stata realizzata da Virgilio in una sola notte, con il ricorso alla sua potente arte magica.

In realtà fu reaIizzata per volere di Marco Vipsanio Agrippa, che avrebbe fatto utilizzare ,secondo altra leggenda, centomila uomini per scavare la galleria in soli quindici giorni.

Per secoli si continuò ad utilizzarla e nel 1455 il re di Napoli Alfonso V d’Aragona, per rendere meno ripido il pendio d’accesso da Mergellina, fece abbassare il piano di calpestio di undici metri dalla parte orientale e di un paio di metri dalla parte occidentale.

Nel 1548 il viceré don Pedro di Toledo la fece allargare e pavimentare; nel 1748 fu necessario un consolidamento, fatto eseguire da Carlo di Borbone; nei primi anni dell’Ottocento, Giuseppe Bonaparte ordinò un ulteriore consolidamento.

La galleria restò in uso fino alla fine dell’Ottocento, quando fu chiusa per problemi di statica, ma è dalla sua esistenza che la zona al di là della collina è chiamata da sempre “Fuorigrotta”, “al di fuori della grotta” (in latino foris cryptam).

Nei primi anni del primo millennio, la galleria era utile per raggiungere il “Marcianum“, un villaggio di campagna sorto intorno ad un quadrivio, praticamente un podere, abitato dalla gens Marcia, localizzabile agli inizi della regione vulcanica dei Campi Flegrei.

Era quella l’antica Fuorigrotta, terra resa fertile dalla cenere eruttata da piccoli crateri sparsi per la valle. A metà strada tra Puteoli e Neapolis, vi passava l’antica via collinare detta “Antiniana”, collegata con le colonie greche dei Campi Flegrei.

Nei pressi della Crypta, lato Fuorigrotta, esisteva dal XIV secolo la chiesa di San Vitale Martire, innalzata sui resti di un’omonima chiesa eretta forse in epoca bizantina e di cui si documenta l’esistenza sin dal 985.

Il suo culto, arrivò a Napoli quando la città ed il suo territorio furono un ducato bizantino dipendente da Ravenna.

Dal 1837 ospitò la tomba di Giacomo Leopardi e nel 1897 fu emanata una legge che la dichiarò monumento nazionale e stabilì la ristrutturazione della facciata e del pronao della chiesa. I lavori terminarono nell’anno 1900. Il 29 giugno 1902 il monumento sepolcrale di Leopardi, restaurato, fu inaugurato.

Il nome della piazza antistante la chiesa, piazza San Vitale, fu tramutato in piazza Giacomo Leopardi per omaggiare ulteriormente il poeta. Nel 1927 vi fu inaugurata la stazione della direttissima che ancora oggi mantiene il nome originario di Napoli Piazza Leopardi, sebbene la piazza originaria oggi non esista più.

La struttura religiosa fu infatti demolita nel 1939 per far spazio al nuovo viale Augusto e all’odierna piazza Italia, nell’ambito dei lavori di risanamento dell’intera zona. I resti di Leopardi furono traslati nel parco della tomba di Virgilio il 22 febbraio 1939.

La chiesa fu ricostruita nel secondo dopoguerra, tra il 1952 e il 1954, in un luogo diverso ridando allo spazio antistante il vecchio nome di piazza San Vitale. I lavori si protrassero fino agli anni ’60, quando il Comune di Napoli consegnò le chiavi della chiesa il 1º luglio 1963.

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